Le avrai sentite anche tu. Sono le solite storie. Quando si parla di crypto e Bitcoin si finisce sempre o quasi a parlare di speculazione. Le criptovalute, dicono, non servono a nient’altro che a speculare.
E finché lo dice qualche parente, un po’ stonato dai bagordi natalizi, passi pure. È lo stesso però che abbiamo sentito ripeterci da banchieri centrali, economisti, giornalisti finanziari e maître à penser dei migliori giornali. La storia che vi raccontiamo oggi – e che è stata condivisa con la redazione di Criptovaluta.it, racconta qualcosa di diverso.
Qualcosa che noi sapevamo già – perché si parla di utilizzo concreto di Tether, Bitcoin e in potenza di tanto altro. Qualcosa che però giova comunque ripetere, sia per gli ultimi arrivati in questo mondo, sia per chi invece c’è da tempo e crede che tutto nasca e finisca nei grafici. Vieni a parlare di questa storia sul nostro canale Telegram Ufficiale oppure su Twitter.
Senza crypto, niente pagamenti
Viviamo in un mondo fatato. Basta tirare fuori lo smartphone per pagare chiunque, ovunque e in qualunque momento. Questo se dobbiamo pagare un caffè, una cena, un maglione per il freddo che è arrivato da poco.
Le cose però si fanno più complicate quando dobbiamo spostare – anche se nella piena legalità come nel caso che vi raccontiamo oggi – denari attraverso confini. Si fanno più complicate perché tra AML (le norme anti-riciclaggio), inezia e inerzia bancarie, terrore dei direttori delle filiali di finire in qualche malaffare, spesso e volentieri spostare denaro è semplicemente impossibile. Anche a fronte di regolari fatture. Anche nel villaggio globale nel quale, ci avevano promesso, tutti avrebbero potuto comprare beni e servizi da chiunque, con i vecchi confini che sarebbero diventati presto roba da relegare ai libri di storia.
A sentire quanto ci ha raccontato A.C. (lo chiameremo così per salvaguardare la sua identità), le cose non sono andate esattamente così.
Serve una breve premessa, che ci fa lo stesso A.C.: al contrario di chi vi scrive e di chi dirige questa testata, non è mai stato granché appassionato di criptovalute:
Non ho mai avuto mezza criptovaluta, non un centesimo. Nemmeno una posizione forte del tipo “pessimo” o “ottimo”, non mi importava semplicemente. Non mi importava come investitore perché ho passato troppi anni a studiare le azioni per mettermi a studiare da zero una cosa nuova e completamente diversa, su cui parto dal fondo del fondo della comprensione. E non mi è mai interessata come utente, perché potevo pagare in mille altri modi e farmi pagare in mille altri modi.
Se mai mi tornassero utili le userò, mi dicevo.
Poi gli anni passavano…
E passavano…
…e non mi servivano mai.
È la situazione nella quale si trovano in molti di quelli che oggi pontificano sull’inutilità di Tether o di Bitcoin e sull’inutilità anche soltanto di pensare alla necessità di sistemi di pagamento che siano alternativi a quelli che utilizziamo oggi.
NB: sì, le differenze sono siderali tra Tether e Bitcoin, ma per la storia che ci ha raccontato A.C. e che abbiamo verificato di persona, non è questo il punto, che pur andremo a affrontare in altre sedi (e che abbiamo già affrontato più volte su queste pagine).
Torniamo a noi. Il caro A.C. – come tanti, come quasi tutti – non aveva mai avuto problemi con i sistemi di pagamento tradizionali. Questo fino a quando ha deciso che nella sua vita potevano esserci pagamenti diversi dalla spesa al supermercato o del caffè da Starbucks.
Finché un bel giorno ho deciso di aprire un sito e un servizio di consulenze per chi vuole prendere la residenza in Paraguay.
Se voi volete incassare un bonifico di 2.5k, 5k, 6k in Paraguay, COL CAZZO che ve lo fanno fare le banche.
“Scusi ma c’è una fattura, è legittimo”
“Mica stiamo vendendo droga, guardi, è tutto trasparente”
“Ma come paese ad alto rischio? Le sembra che i paraguayani siano noti terroristi? Io sono italiano, ma che dice”
Prova una banca, niente.
Prova l’altra, niente
Proviamo il conto offshore?
Niente.
In molti contesteranno di ricevere pagamenti internazionali senza grossi grattacapi. Il punto è che però – e su questa specifica questione c’è la testimonianza anche di chi vi scrive – senza un’enorme storico di transazioni internazionali con la banca, da e per persone che conoscono, i problemi sono dietro l’angolo.
E che spesso, anche dietro fattura, ci sono storie interminabili che rendono difficile inviare e ricevere pagamenti e più in generale gestire un business online.
E lì sì, lì abbiamo iniziato a farci pagare in criptovalute.
“Tenga, qui c’è il wallet, può inviare USDT e girarci lo screenshot quando vuole”.
Fatto. Due secondi, niente domande, niente problemi, niente limiti alla libertà.
Certo, chi è appassionato di Bitcoin cavillerà, dirà che a conti fatti Tether può essere sequestrato, freezato dal gestore stesso e che non ci mette al riparo dall’indebita confisca. Per questo però caso specifico di utilizzo si è rivelato essere il miglior canale per un business legittimo, internazionale e che non vede alcun tipo di malaffare coinvolto. Scusateci se è poco. Ed è questa, aggiungiamo, una delle motivazioni che hanno reso USDT un sistema di pagamento molto gettonato, sia in quei paesi dove detenere dollari è difficile o illegale, sia in quei paesi (è il caso del Paraguay) si è una sorta di pariah del sistema monetario internazionale.
Una rivelazione per tanti che ci leggono, ma soprattutto per A.C.:
Adesso sì, posso dirlo: le criptovalute sono ESSENZIALI in questo sistema finanziario del cazzo in cui una persona non può inviare i SUOI soldi a una società LEGITTIMA che, fatturando, le offre un servizio totalmente trasparente.
Sono una cosa di cui il mondo aveva e avrà sempre bisogno.
E sì, sono utili e se ne avrà bisogno, come dice A.C. a prescindere da quali saranno gli andamenti di mercato:
Non mi interessa nemmeno se il mercato va su, giù, a destra o a sinistra, è il sottostante che c’è nel mondo crypto che sarà sempre fondamentale. Grazie a voi due per avermi fatto scoprire questo mondo ❤️
Una rondine non farà primavera, ma è importante capire cosa c’è in ballo
In tanti non vivranno mai i problemi di A.C., perché mai si trasferiranno altrove e mai cercheranno di offrire servizi a clienti di un altro stato. Tuttavia le – ad avviso di chi vi scrive certamente folli – restrizioni, controlli AML, KYC e compagnia finiranno per rendere progressivamente sempre di più un inferno la cosa più normale del mondo per gli esseri umani, che è scambiarsi denaro in cambio di beni e servizi.
Finché saranno in piedi Tether, altri progetti crypto e per i casi più importanti Bitcoin, si potranno dormire sonni tranquilli, decidendo il proprio trade off tra costi, accesso e protezione che offrono dalle indebite ingerenze.
La risposta che questa storia ci offre non è su quale crypto o blockchain utilizzare, ma su come le soluzioni che seguiamo su queste pagine possano essere concrete più di quelle offerte dalle banche. E sì, come dice A.C., ne abbiamo tutti bisogno.
lavoro con russi ed ucraini da una ventina di anni, di cui gli ultimi 10 per conto mio. bene, grazie a questa guerra di m……….. (voluta e creata dagli americani, non certamente dai russi), da un anno e mezzo me la sto passando decisamente male. ebbene, se non fosse per le cripto non prenderei neanche quel poco di stipendio che mi rimane (un terzo rispetto al normale)… quindi senza le cripto sarei già allegramente sotto un ponte da un pezzo…….