A quelli del Financial Times proprio non va giù il ritorno di Bitcoin su livelli di prezzo più alti. Dopo l’articolessa di qualche giorno fa, ora è il turno di un editoriale firmato da Katie Martin, che apre con i proverbiali fuochi d’artificio.
“Se dovesse mai vedermi in un forum a suggerirvi di comprare crypto, o è un deep fake o è il mio segnale per dirvi che sono stata rapita”. Ora, per quanto ci interessi poco dell’opinione personale di Katie Martin su Bitcoin, è interessante comunque passare sotto la lente l’ennesimo editoriale caustico contro Bitcoin da parte di uno dei giornali più significativi del panorama internazionale, almeno quando si parla di finanza tradizionale.
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Ancora il Financial Times contro Bitcoin
Bitcoin colpisce ancora. Dopo essere tornato in quota 44.000$, i soliti circoli hanno iniziato a picchiare dita delle mani e dei piedi sulle tastiere, per fornirci un flusso interminabile di articoli che ci dicono perché no.
La prima cosa che ci verrebbe da dire sul tema è che a quanto pare non riescono proprio a ignorare Bitcoin. E che a quanto pare non riesca a ignorarlo neanche il resto del mondo, nonostante gli allarmi, gli avvisi, le preoccupazioni e le dotte elucubrazioni pubblicate da certi giornali.
Oggi è il turno di Katie Martin, che per Financial Times si occupa un po’ di tutto e che questa volta invece ha deciso di prendersela con Bitcoin.
Cosa significa davvero il prezzo? Quando la classe di asset di cui parliamo è, ad esempio, quella delle azioni o dei bond, gli investitori hanno delle metriche sulle quali c’è un vasto consenso per rispondere alla domanda. Ma questo è bitcoin.
Vero. I modelli che in genere vengono utilizzati per analizzare il prezzo di Bitcoin non piacciono neanche a chi vi scrive, ma non si è capito esattamente quale sia il punto. Sul medio e lungo periodo la risposta è semplice: un asset che esisterà soltanto in quantità finita, che ha una domanda forte da parte degli investitori e che presenta diverse novità anche rispetto all’oro. Non basta? Nessuno obbliga a comprare Bitcoin.
E riportando poi il parere di Zach Pandl, ex Goldman Sachs ora in forza a Grayscale, che afferma che l’unica competizione per il dollaro, nel caso in cui continui a essere diluito, è proprio Bitcoin. Opinione che però non piacere all’autrice dell’editoriale, che afferma:
Questo richiede di crede in due cose: la prima è che il debasement del dollaro sia una cosa reale, e che possa essere rimpiazzato nel suo ruolo centrale di riserva mondiale da un token che oggi non puoi usare neanche per comprare un caffè. È un’esagerazione.
Sul fatto che il debasement del dollaro non sia reale, alleghiamo un grafico. Neanche chi ha passato gli ultimi 50 anni sulla luna avrebbe la faccia tosta di contestare una verità numerica di questo tipo. Il grafico è prodotto da Federal Reserve e quindi ci sarà anche poco da contestarne la fonte.
Sul fatto che poi esista una domanda per Bitcoin, l’autrice cita prima Christian Nolting, che è Chief Investment Officier da Deutsch Bank Wealth Management, che afferma che di domanda effettivamente più domanda dai clienti. E poi parla di ETF.
È possibile che i regolatori USA approvino il lancio di ETF Bitcoin di istituzioni come BlackRock, che potrebbero tentare più persone a esporsi verso le crypto. Questo potrebbe essere un momento storico, ma la vera domanda è ancora da valutare e potrebbe essere stata già prezzata.
Con i condizionali non si va da nessuna parte, è vero. Ma non ci si può andare da nessuna delle due parti, sia tra chi crede che l’ETF cambierà tutto, sia tra chi, come nel caso dell’editorialista di Financial Times, crede che sia tutta fuffa o quasi.
La contraddizione
Siamo costretti a prendere poco sul serio l’ennesimo articolo contro Bitcoin anche in virtù della chiusura, che poteva essere forse più intelligente.
Questo argomento [la bontà dell’ETF per Bitcoin, NFT] è uno di quelli contraddittori. Al tempo stesso ci dicono che le crypto salgono perché i cittadini vogliono evitare governo e regolatori, e al tempo stesso continua a crescere perché ci sarà maggiore sorveglianza da parte dei regolatori.
È una questiona posta in termini che sono oltre il ridicolo. La questione è molto semplice: l’ETF aprirà alla possibilità di esposizione verso Bitcoin per soggetti che oggi non possono averla. E al tempo stesso nessuno, qualunque sia la quantità di Bitcoin accumulati, potrà decidere come funzionerà Bitcoin. È questo il concetto che hanno capito in pochi e che pare non sia stato compreso neanche dalle parti di Financial Times.
Non vorrei essere nei panni di coloro che hanno dato retta ai consigli di FT e altri detrattori di bitcoin tipo JPMorgan che al tempo in cui valeva intorno ai 20.000 dollari dicevano di starne alla larga e coloro che li hanno ascoltati hanno magari venduto in perdita e ora se li vedono schizzare a 44.000, sicuramente ora si stanno mordendo le dita. Il mercato cripto è talmente giovane che non esistono veri esperti che vi possono dare consigli esatti, perchè è influenzato dal comportamento umano che può essere logico e a volte folle, come del resto succede negli altri mercati ma è un mercato che interessa alla maggior parte degli investitori e speculatori. Acquista quando il prezzo scende e vendi quando sale, sembra facile ma se cerchi di battere il mercato finisci al manicomio..
scopo del giorno: trovare i profili social di questa mentecatta e spammarle vagonate di successi ottenuti da bitcoin e cripto in generale. e gia che ci sono anche qualche fallimento della cosiddetta finanza tradizionale (alias finanza paleolitica)