ESMA, l’ente europeo che si occupa di mercati finanziari, ha rilasciato un lungo report con qualche spunto di preoccupazione che riguarda sia gli asset crypto, sia l’organizzazione dei loro mercati. Il report – che può essere letto qui – è soltanto l’ultimo dei documenti rilasciati da ESMA, in una fase tra le altre cose piuttosto delicata, in quanto tra pochi mesi sarà operativo il MiCA, complesso di regole già contestato da diversi player del settore.
Un complesso di regole che è stato salutato però anche con un certo entusiasmo dagli operatori di dimensioni più ampie, gli stessi operatori che il report di ESMA ritiene controllori di un mercato dove la concentrazione degli scambi sarebbe eccessiva.
Commenteremo il report in questo approfondimento – e tu potrai venire a chiedere ulteriori delucidazioni sul nostro Canale Telegram – direttamente alla nostra redazione e ai nostri lettori.
ESMA: il report sul mercato crypto
Si chiama Crypto assets: Market structures and EU Relevance – ovvero struttura dei mercati e rilevanza EU dei crypto assete* e riporta diversi dati che già conoscevamo ma che a quanto pare sarebbero fonte di preoccupazione per ESMA.
- Alta concentrazione del trading sui primi asset
Una concentrazione assoluta del trading per i primi asset sul mercato, da Bitcoin che totalizza il 19% del market share in termini di volumi, passando per il 29% di Tether e poi al 7% di Ethereum, con il resto del mercato che si guadagna soltanto le briciole.
- Mercato altamente volatile e correlato con quello della Finanza Tradizionale
Che il mercato crypto sia ancora estremamente volatile non è esattamente la scoperta del secolo. Così come non è la scoperta del secolo il fatto che ci siano ampi movimenti di prezzo per tutto il comparto anche in archi temporali piuttosto ristretti.
- Correlazione positiva con SPX500
Che è l’indice che raccoglie le 500 più importanti aziende quotate negli USA. Correlazione invece tutta da dimostrare con l’oro, almeno in termini di prezzo. E anche qui, nulla di nuovo.
- Connessioni con il mondo della finanza tradizionale
Che sarebbero confermati dal grande uso che si fa di stablecoin. Anche in questo caso, non ce ne vogliano quelli di ESMA, non è che ci volesse uno studio approfondito per valutare la struttura del mercato crypto. Chi ha bisogno di rientrare su valori “ancorati” a quelli delle valute fiat, lo fa con le stablecoin, tutte però concentrate sul dollaro (cosa che dovrebbe essere forse fonte di maggiore interesse per ESMA e le istituzioni europee).
- Exchange: in larga parte in paradisi fiscali e…
C’è qualcosa anche per gli exchange crypto, che avrebbero la colpa di essere collocati in paradisi fiscali per la larga parte, con l’Europa che comunque fa male, anzi malissimo sia nei confronti degli USA, sia nei confronti dell’Asia. Anche qui le domande che avremmo forse voluto vedere da ESMA sono diverse, ma sarà probabilmente per la prossima volta.
È fonte di preoccupazione per ESMA anche l’elevata concentrazione di scambi presso Binance e più in generale verso i top della classe.
Una situazione che sarà aiutata dal MiCA?
Difficile a dirsi per ora, dato che molte delle questioni potrebbero essere addirittura peggiorate da regole che faranno il gioco di chi ha denaro e infrastruttura per far fronte a cervellotiche compliance.
Per il resto, non si può che leggere con un certo interesse il report di un’agenzia così importante, che da tempo rumoreggia contro il mondo crypto, chiedendone una regolamentazione stile “finanza tradizionale”.
Sarò limitato io, non sarò “del mestiere”, ma questo report mi sembra perlopiù fuffa di scarso valore informativo: un mix di ovvietà e conclusioni discutibili (come la correlazione con s&p500, che va e viene a seconda dei periodi). Un po’ un “eccoci, ci siamo anche noi e stiamo lavorando, i finanziamenti che ci date derubando tutti sono ben spesi” da parte dell’ente.
Non è un granché, posso confermartelo anche io che “sono del mestiere”
è esattamente ciò che ho pensato anch’io… in pratica ne piu ne meno di una discussione davanti ad una birra al bar, con la differenza che questi qua (cosi come tanti altri enti vari) son lautamente pagati per farlo…
Esma, che é comunque un soggetto in conflitto di interessi, e quindi le sue considerazioni vanno prese con la dovuta analisi critica, dice cose abbastanza note. Alcune anche giuste ed, effettivamente, “critiche e criticabili”, come l’alta concentrazione delle transazioni in mano a pochi soggetti (le cui sorti, l’abbiamo visto che le disavventure giudiziarie di CZ, e, peggio ancora, con quelle di Sam Bankman-Fried, influiscono sul mercato, e non dovrebbero!). Concordo nel ritenere che, se ci fosse una maggiore decentralizzazione degli scambi, la stabilitá del settore se ne avvantaggerebbe. L’eccessiva concentrazione di scambi su particolari criptovalute, invece, non mi preoccupa. Anche se, anche qui, vedo elementi di distorsione apportati dagli exchange
Ad esempio, su Binance, il fatto di poter tradare BTC VS FDUSD, cosí come FDUSD VS USDT, senza commissioni, fa proliferare gli eseguiti, perché i bot possono restringere, anche a valori infinitesimali, la percentuale di variazione di prezzo che dá adito all’eseguito. Inoltre molte criptovalute, con Binance, si tradano esclusivamente con USDT. Quando, con i rialzi di inizio anno, mi sono ritrovato con molti FDUSD (vendevo BNB che é praticamente triplicata di prezzo), ho sperimentato un ampliamento al mio bot (avendolo progettato e codificato io, mi é molto facile rimodularlo in base alle contingenze del momento) che addirittura faceva scattare gli eseguiti con una semplice variazione minima del tick (0.0001). Con 100.000 dollari liquidi il bot comportava un guadagno di 10 dollari ogni compravendita (che avveniva in circa 5 minuti). Erano in molti ad usare la medesima strategia, perché si accumulavano ordini per milioni schiacciando il valore di scambio in un intervallo molto ristretto. Questo, ovviamente, faceva lievitare a dismisura gli scambi, tra gli altri, di USDT.
Se Binance volesse potrebbe ridimensionare il tutto semplicemente mettendo commissioni su questo tipo di transazioni. E tutti spegnerebbero la sezione del proprio bot che trada FDUSD VS USDT. O, quantomeno, sarebbero costretti ad ampliare la forbice per rendere il guadagno superiore alle commissioni. Idem BTC VS FDUSD.
Per qualche motivo che mi é ignoto a Binance devono stare parecchio simpatici sia USDT, sia la lira turca TRY (che, unica fiat, impiega per ogni cripto neonata su Binance stesso da un po’ di tempo a questa parte).
La maggior decentralizzazione la raggiungi con meno burocrazia e protocolli aml&co inutili e assurdi, che causano immane friction e costi di compliance andando ad impattare se va bene all’1% sugli illeciti (ci sono delle statistiche), causando disagi al 99% di gente che opera lecitamente, senza “proteggere” neanche nulla (FTX docet).
Questo vale in generale, non solo per le cripto, ma in questo ambito in particolare ovviamente, con tutta l’ignoranza e lo scaremongering correlati.
Altrimenti avrai solo pochi grandi players in grado di affrontare i costi burocratici e restare profittevoli.
Chi è causa del suo mal…