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Ripple: ecco la crypto stablecoin. Si chiamerà RLUSD e punterà ad un mercato che vale 150 miliardi

Ripple conferma la nascita della sua stablecoin e rende pubblico anche il nome. Ma funzionerà?

Durante XRP Ledger Apex, convention dedicata appunto dedicata al mondo di Ripple, è stato ufficializzato il nome per la stablecoin targata Ripple e che sarà ancorata al dollaro USA. Il nome sarà RLUSD – che dovrebbe stare per real USD, e sarà l’ennesimo competitor in un settore dove di profitti se ne fanno molti e che al momento è dominato praticamente da due soluzioni, Tether e USDC.

Una mossa per il momento difficile da interpretare e che allarga però gli scopi di Ripple come società, attiva ora in diversi dei comparti più interessanti del mondo crypto e che lancerà la sfida a Tether, per quanto il divario sembri per ora incolmabile.

Il piano era stato già reso noto ad aprile e non è chiaro per il momento quando avverrà il lancio effettivo di questo nuovo protocollo del mondo stable. Un mercato che vale ad oggi già 150 miliardi di dollari di capitalizzazione e che con ogni probabilità continuerà a crescere a ritmi parecchio sostenuti.

Real USD, Ripple sbarca nel mondo delle stablecoin

È un passo in avanti importante per Ripple, almeno in termini di ecosistema. Dopo il pre-annuncio del 4 aprile scorso, Ripple conferma la nascita della sua stablecoin. Si chiamerà RLUSD, ovvero RealUSD o Ripple USD e sarà una stablecoin con riserva.

Il che vuol dire che non ci saranno giochi strani alle sue spalle, né complicati prodotti finanziari: si verseranno dollari e si riceveranno in cambio token dal valore stabile di 1 dollaro USA.

Per il momento non è chiaro cosa abbia spinto Ripple a procedere in questo senso: per quanto ricco, il mercato delle stablecoin è piuttosto affollato. Questo sia per quanto riguarda le stableconic con riserva, sia per quanto riguarda invece i prodotti che nascondono al loro interno strategie molto complesse di peg, come appunto USDe.

Perché tutti vogliono una stablecoin?

Perché è un modo relativamente semplice di accumulare capitali e dunque profitti. Quanto viene raccolto in termini di capitali può essere investito in titoli a breve scadenza e a bassissimo rischio, incamerando così dei ritorni che, almeno nel caso di Tether e di USDC sono piuttosto consistenti.

Nelle scorse settimane c’erano stati attriti proprio tra Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, e Paolo Ardoino, CEO di Tether, a causa di una frase del primo che è stata ritenuta FUD, tramite la quale si avanzavano dei dubbi sulla capacità (pur senza nominarlo), di Tether di navigare un contesto crypto sempre più regolamentato.

Ripple utilizzerà licenze valide in Europa, negli USA e a Singapore anche per il lancio del proprio token stable. Saranno poi i mercati a decidere se sarà un’alternativa valida a quello che di fatto è un duopolio che è stato però decretato dai mercati.

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