Con i dati di oggi che sono arrivati dall’inflazione, è svanito definitivamente o quasi il sogno di vedere 50 punti base di tagli già il 18 settembre. Un percorso che ha visto scemare le possibilità di tagli più consistenti e emergenziali per Federal Reserve già a settembre. La cosa, come vedremo dai grafici, ha delle implicazioni relativamente importanti per il mondo di Bitcoin e delle criptovalute.
E in questo approfondimento cercheremo di capire se, come e quando ci saranno i primi movimenti in grado di sostenere il mercato degli asset risk on, anche in relazione a quelli che ci attendiamo che saranno i tassi di interesse di riferimento nei prossimi mesi.
Le opzioni sul tavolo sono 2 per il momento: la più probabile è che il 18 settembre Jerome Powell annuncerà dei tagli di soli 25 punti base, per poi rimandare eventuali decisioni importanti, più importanti, ai prossimi mesi. La seconda è che invece i dati del mercato del lavoro saranno preoccupanti al punto tale da invertire una situazione che per ora appare già come scontata.
Tassi: 4 punti sui quali ragionare per prendere posizione sul mercato
L’inflazione sta scendendo. Si sta avvicinando al 2% magico per Federal Reserve e dunque non è più fonte di grandissima preoccupazione. Nonostante ciò però l’inflazione Core – quella che non tiene conto né della spesa per l’energia né per quella destinata agli alimenti, rimane su livelli molto più alti, al 3,1%. Una situazione complicata, che rende più difficile anche la lettura dell’andamento di Bitcoin e delle crypto.
- Nessuno o quasi crede più a tagli da 50 punti base
Il grafico che riportiamo è assai emblematico. A pochi giorni dal lunedì nero del 5 agosto, tutti o quasi non solo chiedevano addirittura un intervento di emergenza da parte di Federal Reserve, ma si aspettavano tagli di almeno 50 punti base per il 18 settembre.
Le cose sono rapidamente cambiate: i principali titoli hanno rimbalzato dai minimi toccati in quella giornata nefasta, e la sete di intervento di emergenza si è placata.
- Core ancora troppo alta
Se è vero che la CPI, l’inflazione classica, sembrerebbe essere tornata su livelli più tranquilli, è altrettanto vero che siamo lontani dal 2%. E che il ritorno verso la percentuale magica sembrerebbe essere più lento, duro e ad ostacoli.
A fronte di una situazione di questo tipo, è almeno a nostro avviso impossibile aspettarsi grandi sparate – in termini di tagli – da Federal Reserve. E quindi finché non ci saranno abbassamenti apprezzabili anche di questo dato, Fed continuerà a decidere incontro per incontro.
- Lag del pivot
Sembra una roba difficile, ma non lo è. In breve: quando cambia la politica monetaria, gli effetti si vedono con un certo ritardo sulle piazze finanziare e anche nell’economia reale.
Se è vero che gli operatori finanziari e economici possono reagire sull’aspettativa e anzi sulla certezza di vivere più in là un contesto di maggiore liquidità, è vero anche che la liquidità in concreto ci metterà qualche tempo prima di arrivare. E dunque potrebbe aprirsi una finestra importante per chi vuole posizionarsi per il medio e lungo periodo proprio in questi giorni.
- Comanda Jerome Powell
Mercoledì 18 settembre, al solito orario (quando il grosso degli italiani starà cenando, ovvero alle 20:30) – Jerome Powell sarà chiamato a spiegare la decisione di politica monetaria e sui tassi in conferenza stampa.
A prescindere da quale sarà la decisione, saranno le parole di Jerome Powell a far capire quali opzioni saranno sul tavolo da qui a fine anno. E saranno quelle indicazioni a muovere i mercati ad partire dalla prossima settimana.
A nostro avviso saranno decisivi i dati di domani, sul mercato del lavoro, che indicheranno come procede l’altro mandato di Fed, quello di cercare di garantire la massima occupazione.