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Tasse crypto proteste

Tasse Bitcoin e crypto al 42%: c’è chi si oppone, anche in Parlamento (e fuori)

Arrivano le prime proteste contro il tentativo di portare le tasse sulle crypto al 42%

La tassazione al 42% delle plusvalenze su Bitcoin e crypto continua a essere il tema più discusso in Italia tra gli appassionati. Discusso è forse un eufemismo, dato che tanto gli operatori di settore, quanto gli investitori sono letteralmente sul piede di guerra.

E mentre i più ragionevoli da questo lato della barricata cercano contatti e compromessi, c’è anche chi ci mette la faccia e si espone pubblicamente – tra politici e ex politici – a tentativo di salvaguardia del settore.

Sul tema sono già intervenuti infatti Luca Carabetta – ex parlamentare e che ci pregiamo di ritenere amico di Criptovaluta.it – e anche Giulio Centemero – Lega e a capogruppo Lega Commissione Finanze. Vediamo cosa hanno detto e quante possibilità forse abbiamo non diciamo di scamparla, ma di essere trattati almeno a grandi linee come gli altri investitori.

C’è chi dice no

Non saremo tanti, è vero. Ma comunque non siamo soli. Anche tra i banchi della maggioranza c’è qualcuno che non è proprio contento del tentativo di tassare al 42% gli investimenti in crypto. E c’è anche chi – anche se oggi lontano dai banchi del parlamento – ne approfitta per ricordare a tutti cosa c’è in ballo davvero. Ma andiamo con ordine.

  • Luca Carabetta

È una vecchia conoscenza del nostro sito e ha frequentato queste pagine e qualche nostro video quando era parlamentare della Repubblica. Luca, pur facendo oggi tutt’altro, si è schierato apertamente contro il provvedimento sulle pagine de Il Riformista, in un’intervista concessa a Riccardo Annibali. Invitando tutti a leggere l’intervista presente sull’edizione di oggi del popolare giornale, riassumiamo qui qualcuno dei punti di Carabetta che ci hanno trovato più d’accordo:

  • il “quid”

Afferma Carabetta:

Non vorrei che passasse inosservata la drammatica premessa del Viceministro Leo: “Visto che il fenomeno va diffondendosi”, allora aumentiamo le tasse sulle plusvalenze per investimenti su Bitcoin. Queste poche parole esprimono non solo una conclamata disinformazione di chi dovrebbe invece padroneggiare le materie di cui si occupa, ma anche un atteggiamento totalmente all’antitesi rispetto allo sviluppo economico guidato dall’innovazione tecnologica.

  • Cosa succederà?

Luca Carabetta, ed è questa forse la migliore delle notizie, ha dubbi sul fatto che l’aumento della tassazione venga approvato:

Se la disposizione sarà confermata – e ho i miei dubbi dato qualche movimento che rilevo nella Maggioranza – semplicemente a pagare saranno i detentori di piccoli/medi capitali, oltre che le imprese con sede in Italia. I grandi capitali Bitcoin, se non l’hanno già fatto, lasceranno il paese. Non vi è alcun dubbio e lo dico senza paura di essere smentito.

Anche tra i banchi della maggioranza c’è chi non ci sta

Ed è il deputato Giulio Centemero, capogruppo commissione finanze della Lega, che ha affidato a X il suo scontento:

C’è dunque spazio, evidentemente, quantomeno per una discussione tra i banchi della maggioranza. Un confronto dal quale potrebbe uscire un no – dopotutto l’aumento varrebbe comunque pochi spiccioli per l’Erario – o chissà, per un contentino a metà strada tra il 26% e il 42%.

Per il momento comunque non è chiaro ancora il motivo di una decisione di questo tipo: il gettito potrebbe essere addirittura negativo, e si finirebbe per punire investitori che non hanno alcuna colpa se non quella di aver preferito, per una parte del proprio patrimonio, investire in Bitcoin e crypto invece che su titoli forse più congeniali alla Repubblica Italiana. Ipotesi, quest’ultima, che ha dato manforte a tanti che trovano intollerabile che qualcuno abbia guadagnato qualcosina con qualcosa che loro stessi non capiscono.

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