Abbiamo, come direbbe Nassim Taleb, skin in the game. Il nostro parere è almeno in parte “interessato“, perché una tassazione al 42% vorrebbe dire perdere una grossa fetta del nostro pubblico. E sappiamo che questo renderà le nostre argomentazioni meno forti.
Tuttavia, riteniamo che la forza di queste argomentazioni sia tale da dover fare riflettere tutti, soprattutto quelli che ritengono che un passaggio ad una tassazione al 42% su Bitcoin e crypto sia tutto sommato una buona cosa.
Bitcoin e crypto, d’altronde, sono strumenti altamente speculativi. E il ruolo di uno Stato, almeno nella concezione più italiana possibile, è quello del buon padre di famiglia, che dovrebbe proteggere figlioli e contribuenti. Ma stanno davvero così le cose? Abbiamo bisogno di essere portati per mano, protetti, accompagnati, indirizzati nell’investimento del denaro che arriva dal sudore della nostra fronte? E, soprattutto, una misura del genere servirà davvero a proteggere gli investitori?
Gli errori sono 5 e sono macroscopici
Lungi da noi tentare di sostituirci dagli abili tecnici ai quali il Ministero dell’Economia e delle Finanze può ricorrere prima di prendere una decisione. E lungi da noi fare le pulci a filosofie e concezioni politiche che – seppur oggi siano tutti o quasi schierati per la libertà dei bitcoiner e dei detentori crypto – sono invero assai trasversali.
Come prima testata italiana che si occupa di Bitcoin non possiamo che dire la nostra. La dobbiamo a quello che abbiamo costruito – e lo dobbiamo ai milioni di italiani che hanno utilizzato queste pagine per informarsi, per evitare truffe, per leggere la verità che siamo riusciti a separare dalle tante fake news con uno sforzo che – ce lo diciamo da soli – è stato sovrumano.
E pensiamo anche di conoscere un po’ i nostri lettori, con i quali ci scambiamo costantemente opinioni sul nostro Canale Telegram. Sappiamo come hanno preso la proposta e anche cosa sono disposti a fare. Niente di pericoloso, niente di minaccioso, ma semplicemente quel votare con i piedi che ormai è stato scelto già da milioni di giovani del nostro Paese.
- Primo problema: non si raccoglierà nulla o quasi
Non viviamo più ai tempi di Robin Hood e dello sceriffo di Nottingham. Bitcoin e crypto sono liquide, non hanno cittadinanza, possono essere detenute su un crypto wallet proprio e sottratte con una certa facilità all’occhio vigile del Fisco. Non è un invito ad evadere le imposte, ma una fotografia della realtà.
Per riscuotere imposte su asset di questo tipo – che non hanno bisogno di intermediario – c’è bisogno di un certo livello di collaborazione da parte del detentore. Gli strumenti sono talmente numerosi e ormai semplici da usare che chi vorrà potrà farlo con una certa facilità.
Ci sono poi strumenti più complessi (prestiti con collaterale crypto, accessibili a tutti, ma anche ETF) che eviterebbero completamente la questione del 42%. Senza dimenticare i derivati, che continuerebbero a pagare il 26%.
- Secondo problema: non ci si può lamentare del rapporto conflittuale tra Stato e cittadini se…
Va ricordato almeno a grandi linee quello che è successo nel corso degli ultimi 2 anni. È stato chiesto – con un discreto livello di successo – ai detentori di crypto e Bitcoin di emergere.
In tanti lo hanno considerato una sorta di patto: dichiara quanto non hai dichiarato fino a oggi, paga qualcosa e da oggi si ricomincia.
Sono bastati meno di due anni però per punire sia quelli che si erano messi in regola, sia quelli che in regola ci erano sempre stati. Il cessate il fuoco è stato violato unilateralmente dai rappresentanti dello Stato. Da oggi in poi non si fiderà più nessuno.
- Terzo problema: la Sindrome di Stoccolma non dura in eterno
Sarà dura da scrivere e anche da leggere, ma va detta. Oggi il sostegno per i parlamentari che si sono esposti contro l’aumento è massimo. Finita la storia, a prescindere da come andrà a finire, almeno una parte dei potenzialmente colpiti si farà però passare la Sindrome di Stoccolma.
E si realizzerà che il grazie per non avermi colpito, il grazie per non avermi affossato dura lo spazio temporale dello spavento. È la stessa cosa che si verifica quando veniamo graziati da un rapinatore: proviamo riconoscenza e lo porteremmo anche a casa nostra, in prima battuta. Dopo un po’ ci rendiamo conto però che non avrebbe mai dovuto metterci in quella situazione.
- Quarto problema: un regalo enorme a giurisdizioni vicine
Non parliamo del Ticino e della Svizzera, che per motivi a noi oscuri vengono sempre trattati da marziani che hanno la buona gestione nel sangue. Parliamo anche di Francia, Germania e altri paesi che stanno facendo molto di più anche per creare le condizioni ideali affinché le aziende nascano o si trasferiscano da quelle parti.
Ricordiamo CZ ricevuto in pompa magna, nella speranza che investisse nel nostro Paese. Binance però poi sceglierà la Francia. Circle, altra azienda di enormi dimensioni, ha scelto Parigi per la sua sede europea (e per essere MiCA compliant). C’è un pattern, dettato da motivazioni precise. Quelle motivazioni precise non sono soltanto nelle aliquote, ma nella rapidità con la quale le autorità in Italia si rimangiano la parola data (vedi il terzo problema).
- Quinto problema: la vergogna di tutti
È un discorso generale, ma riguarda anche il mondo crypto e Bitcoin, che notoriamente appassiona più i giovani dei meno giovani.
Un Paese grande, forte, con la storia, la cultura e la rilevanza, dovrebbe vergognarsi di consigliare ai propri figli di andare via per inseguire i propri sogni.
È il momento di invertire la rotta. Ed è anche il momento di smetterla di trattare da cretino da grassare chi è rimasto in queste lande ormai desolate.
Tutto giusto, ma ormai é tardi!
Se perfino le banche italiane, che hanno un rapporto notoriamente vessatorio col piccolo risparmiatore, giá denunciavano la fuga di capitali proprio dei piccoli risparmiatori, per vessazione dello Stato, pure con aliquota al 26%,
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La pesante tassazione esistente in Italia spinge tante volte i risparmiatori italiani ad investire all’estero“, ha detto giovedì intervenendo alla giornata del risparmio dell’Acri.“Occorre correggere presto tutto questo, perché la tutela dei risparmiatori è una necessità etica e strategica per l’Italia”. “Chiediamo che le leggi tributarie rispettino meglio il risparmio che oggi è gravato dall’imposta ordinaria del 26%, che si aggiunge alla pressione fiscale sulle società quando in esse viene investito”. Patuelli cita la liquidità nei conti correnti, anche l’imposta di bollo che è una patrimoniale da abolire.
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figuriamoci cosa succederá, adesso, anche solo col clima di incertezza che potrebbe portarla al 42%!
E non é questione di “parte politica”, perché, se si invertono l’attuale maggioranza con l’attuale opposizione, potrebbe andare perfino peggio! Tolgono l’aliquota del 46% e mettono una patrimoniale, sulle cripto, del 45% (ed oltre!) Giuliano amato é ancora lí, con loro, e giá ci mostró, illo tempore, che non hanno vergogna alcuna a rubare i risparmi degli italiani dai C/C (oggi sarebbe dagli account degli exchange registrati in Italia)
in Italia è vietato avere che si parli di terreni, di immobili o altro vieni tassato o meglio tartassato a meno che non sei amico o parente di qualche politico di turno. Un mio amico ha venduto già decenni fa tutti i suoi possedimenti e si è trasferito a Dubai viene in Italia solo da turista e comunque gli vengono ancora i brividi.
Ottima analisi, e davvero ben scritta,complimenti.
Grazie!
Nessuno spiega che l’aliquita ottimale per massimizzare le entrate nelle casse dello stato è compresa tra il 12,5 e il 14%.
Di sicuro ci permetterebbe di recuperare parte dei 50 miliardi di crypto asset di italiani ormai residenti in paesi con aliquote più intelligenti delle nostre