Da quanto Facebook ha annunciato il lancio di Libra, la sua criptovaluta, il mondo ha iniziato a interrogarsi su quali siano le sue caratteristiche e, soprattutto, quali siano le sue implicazioni.
Potevamo forse non dedicare una guida alla nuova creazione di Mark Zuckerberg? Naturalmente, no!
Cerchiamo dunque di svelare in questa guida tutto quello che sappiamo su Facebook Libra: la pagina verrà aggiornata più volte nei prossimi mesi, integrandola con tutte le ultime novità in vista del lancio previsto nel 2020.
[Ultimo aggiornamento guida 04 agosto 2019]
Libra è la nuova criptovaluta di Facebook, con la quale la società vuole consentire di inviare denaro in tutto il mondo con costi più bassi rispetto a quelli che si potrebbero applicare, ad esempio, ai trasferimenti bancari o con Western Union.
Non tutti sanno per quale motivo Mark Zuckerberg abbia realmente chiamato Libra il suo progetto. Per alcuni potrebbe essere un richiamo ai concetti di “equilibrio”, considerato che Libra rimanda alla “Bilancia”.
Tuttavia, forse la verità è un’altra, e molto meno poetica. Non sono infatti pochi gli analisti e i commentatori che hanno subito notato come Tyler e Cameron Winklevoss, i gemelli da cui Mark Zuckerberg avrebbe strappato l’idea iniziale per Facebook, hanno già da tempo creato un sistema di scambio criptovalutario chiamato Gemini.
Insomma, considerato che Gemini richiama il segno dei Gemelli, e che il “vicino” segno d’aria è proprio Libra, la Bilancia, potrebbe trattarsi in realtà di un chiaro attacco ai Winklevoss. Sarà così?
La domanda che molti si pongono è:
Ma Libra di Facebook è veramente una criptovaluta?
Si tratta di una domanda apparentemente banale, ma che in realtà pone una questione piuttosto controversa.
Rispetto al dollaro USA, all’euro o allo yen, infatti, si può ben annoverare come una valuta digitale, considerato che non c’è una banca centrale che ne possa sovraintendere le attività.
C’è anche un registro pubblico, anche se solo ad alcune persone è consentito estrarre la criptovaluta.
Detto ciò, è anche abbastanza corretto affermare che Libra utilizza la tecnologia tipica delle criptovalute. Sebbene la fruizione della blockchain non sia particolarmente allargata come fanno altre valute digitali, vi è comunque un utilizzo sufficiente per poter accomunare la tecnologia alla base di Libra a quella di altre cryptocurrencies più o meno capitalizzate.
Certo è che se poniamo Libra a confronto con Bitcoin, la valuta di Facebook ci appare essere un po’ meno una criptovaluta del più noto token di Satoshi Nakamoto.
Per esempio, Bitcoin è un sistema completamente decentralizzato, a cui è possibile partecipare attraverso la c.d. proof of work, ovvero mediante un meccanismo che mediante la risoluzione di calcoli particolarmente complessi, con il proprio hardware, consenta di aggiungere un blocco alla sua catena.
Ciò significa, essenzialmente, che chiunque può parteciparvi, e proprio questa era peraltro una delle idee più significative e più rivoluzionarie alla base del noto dossier di Satoshi Nakamoto del 2008, per cui Bitcoin si sarebbe dovuto basare sul consenso, e non sulla fiducia.
Libra, al contrario, è un token “autorizzato”, nel senso che solo poche entità che godono della fiducia del progetto possono tenere traccia del libro mastro.
Questo in fin dei conti rende Libra molto più simile a una moneta digitale, piuttosto che a una moneta criptata, per quanto la maggior parte degli utenti che ne faranno uso non si accorgeranno concretamente della differenza.
Tuttavia, se ci soffermiamo con particolare attenzione su questo solo aspetto, allora è lecito supportare le idee di chi ritiene che, in fondo, Libra non sia una criptovaluta.
È anche però fondamentale affermare che, oltre a usare una blockchain, Libra è anche associabile a dei wallet intestati a uno pseudonimo, e che i trasferimenti vengono effettuati attraverso operazioni a chiave pubblica. Insomma, sotto questi altri punti di vista è lecito dire che Libra è una criptovaluta.
Ma allora Libra è o no una criptovaluta?
Rispondere a questa domanda è tutt’altro che facile. D’altronde, non esiste una vera e propria definizione di criptovaluta o, meno, non esiste un rigido elenco di requisiti che ci permettono di contraddistinguere una criptovaluta.
Allo stato attuale delle cose, però, e per nostra opinione, possiamo certamente affermare che riteniamo che Libra sia una criptovaluta!
Per approfondire l’argomento su Bitcoin, consulta: Guida completa sul Bitcoin
Chiarito quanto sopra, c’è un altro elemento sul quale vogliamo soffermarci: Libra è una stablecoin, una “moneta stabile”. Ma che cosa significa?
Purtroppo, come per quanto abbiamo visto con la definizione di criptovaluta, non c’è un recinto preciso per poter individuare che cosa si intende per stablecoin.
Con uno sforzo di sintesi, però, possiamo certamente affermare che qualsiasi criptovaluta il cui valore sia ancorato a una valuta fiat (come ad esempio il dollaro USA) o a qualche tipo di titolo garantito dal governo (come un titolo di Stato) sia definibile stablecoin.
L’idea alla base di tali progetti è che più c’è stabilità (da qui il nome della valuta) e meno volatilità ci sarà nel valore della moneta, rispetto a Bitcoin, il cui valore non è invece è ancorato a nulla.
Bitcoin ha esattamente lo stesso valore di… quanto la gente crede che abbia, rendendo così questa criptovaluta molto, molto volatile, poiché suscettibile di variazioni improvvise sulla base del sentimento del mercato.
Anche qui, però, è bene non trarre conclusioni troppo affrettate. Contrariamente a quanto avviene con la maggior parte delle stablecoin, infatti, Libra non è ancorato ad una valuta specifica.
Libra è semmai ancorato a un gruppo di “asset a bassa volatilità, compresi i depositi bancari e i titoli di Stato” denominati in più valute. In più, è prevista la creazione di una Libra Reserve, alla quale però Libra non sembra essere necessariamente ancorata.
Piuttosto, la riserva funziona come una sorta di limite inferiore al valore di Libra.
Come intuibile, il denaro incluso all’interno della verrà inizialmente fornito da Facebook e dai suoi partner, ma in seguito tutti gli utenti che acquisteranno Libra, contribuiranno a far parte integrante della riserva con il proprio impiego.
La riserva, secondo la natura del progetto, sarà impiegata in attività a basso rischio che frutteranno interessi nel tempo.
Come sottolineato dal paper di Libra, le entrate derivanti da questi interessi andranno in primo luogo a sostenere le spese operative dell’associazione alla base del progetto – per finanziare investimenti nella crescita e nello sviluppo dell’ecosistema, sovvenzioni a organizzazioni non profit e multilaterali, ricerca ingegneristica, ecc.
Una volta che questo fabbisogno sarà adeguatamente coperto, parte dei rendimenti rimanenti andrà a pagare i dividendi ai primi investitori del Libra Investment Token per i loro contributi iniziali.
Insomma, ogni interesse generato da Libra andrà principalmente allo stesso progetto e poi ai primi investitori, come – evidentemente – Facebook.
Chiarito quanto sopra, cerchiamo di svelare altresì alcune altre caratteristiche fondamentali di Libra, rispondendo alle domande più comuni.
In parte abbiamo già detto che l’obiettivo di Libra è quello di creare un’infrastruttura finanziaria con la quale poter usare il token (la valuta digitale) per il compimento di una vasta gamma di operazioni.
In termini più semplici, con Libra si vuole creare una valuta globale con la quale tutti – anche coloro che non sono bancarizzati – possono effettuare operazioni di acquisto di beni e servizi, o trasferire denaro tra gli utenti che usano la stessa valuta, in modo semplice ed economico.
Anche se, sostanzialmente, l’ideatore di Libra è Facebook, formalmente alla guida del progetto c’è un’associazione, la Libra Association, con sede a Ginevra, in Svizzera.
L’associazione – sostengono i critici – è lo strumento che Facebook ha usato per poter staccare ufficialmente il progetto dalle proprie lunghe mani, anche se lo zampino di Mark Zuckerberg pare essere ben presente.
D’altronde, Facebook si conferma come uno dei partner dell’associazione, il cui scopo è quello di coorinare la governance, favorire l’espansione della rete, gestire le riserve di cui si è detto, promuovere l’inclusione finanziaria, e così via.
Decine sono i soci fondatori: tra di essi, Mastercard, PayPal, PayU, Stripe, Visa,Booking, eBay, Facebook, Farfetch, Lyft, Mercado Pago, Spotify, Uber, Iliad, Vodafone, Anchorage, Bison Trails, Coin base, Xapo, Andreessen Horowitz, Iniziative innovative, Ribbit Capital, Thrive Capital, Union Square Ventures, Creative Destruction Lab, Kiva, Mercy Corps, Women’s World Banking.
Si tenga comunque conto che il numero non è “chiuso”, e che per stessa ammissione dell’associazione, si punta a includere nuovi membri nei prossimi mesi.
Per comprendere in che modo sia formato questo particolare ecosistema, manca però un tassello.
Se infatti Facebook è, in sintesi, l’ideatore di tutto questo, e la Libra Association è l’associazione che sovraintenderà il progetto, c’è da tenere in debita considerazione anche la presenza di Calibra, una società controllata dal gruppo, che si occuperà ei servizi criptovalutari di Facebook.
Ovvero, Facebook è la mente, Libra Association è il controllo (filosofico, e non solo), mentre Calibra è, in pratica, ciò che si occuperà dei wallet e della tecnologia di trasferimento di Libra su Facebook, Whatsapp, Messenger, & co.
Libra sarà disponibile nel 2020. E, pare, già nella sua prima parte d’anno.