Il mining è il complesso di operazione tramite le quali le blockchain con sistema di consenso in Proof of Work raggiungono il consenso. È il più risalente nel tempo dei sistemi di consenso e, per chi investe in hardware, anche una possibilità di guadagno. È un tema molto complesso, che attraversa il funzionamento di Bitcoin, dei primi cloni e emuli e anche di altre blockchain di nuova generazione.
Se sei su questa guida ci sono buone probabilità che tu voglia saperne di più sul tipo di hardware da acquistare, sui costi, sulle modalità di funzionamento e anche su questioni politiche che interessano ormai sempre di più il mondo del mining.
Sei nel posto giusto: analizzeremo i diversi protocolli, le diverse tipologie di hardware che possono essere impiegate e anche i costi coinvolti, la potenziale convenienza per chi vive in Italia e chi invece in paesi con costi energetici più bassi. E anche le diverse truffe, principalmente legate al cloud mining che purtroppo affollano questo settore.
Il mining – termine che è stato mutuato dall’industria estrattiva – è il complesso di calcoli che vengono effettuati per la produzione di un nuovo blocco all’interno dei sistemi di consenso in Proof of Work. La definizione di scuola è piuttosto cervellotica e necessita certamente di spiegazioni e semplificazioni per capire l’importanza di queste operazioni e anche le opportunità economiche che queste operazioni possono offrire a chi vorrebbe investire.
Nei sistemi distribuiti e/o decentralizzati, ai quali partecipano potenzialmente decine di migliaia di attori, è necessario trovare un sistema che permetta a tutti di essere d’accordo sulla blockchain che è effettivamente corretta. Partiamo dal termine della vicenda. Nel momento in cui scriviamo migliaia di attori stanno cercando una soluzione matematica difficile1, ma non complessa (torneremo su questo punto più avanti) per “produrre” il prossimo blocco.
I sistemi come Bitcoin attribuiscono alla chain che incorpora più lavoro lo status di chain sulla quale tutti convergono. In altre e più semplici parole, per stabilire chi produce il prossimo blocco c’è bisogno di lavoro, work in inglese per l’appunto. E questo lavoro viene fatto a livello matematico, utilizzando hardware per compiere una serie enorme di calcoli ogniqualvolta c’è da produrre un nuovo blocco.
L’aspetto economico è forse quello che più attrae i nuovi arrivati e certamente è quello centrale per chi guarda al mondo del mining come opportunità di investimento. In ogni dato momento ci sono decine di migliaia di attori che impiegano il proprio hardware (e pagano la relativa energia per farlo funzionare) per battere gli altri e produrre il blocco successivo.
Non lo fanno per benevolenza o per spirito di sacrificio, ma perché connessi alla produzione del blocco ci sono diversi incentivi economici. Il primo è quello dell’attribuzione delle criptovalute di nuova creazione che vengono assegnate a chi produce blocco. Il secondo è quello delle commissioni di transazione, che nel grosso dei sistemi vengono ugualmente attribuite a chi ha prodotto il blocco.
Nel caso di blockchain ricche come quella di Bitcoin, parliamo al momento di svariate decine di migliaia di dollari per ogni blocco prodotto. L’incentivo economico è pertanto alto – e questo spinge molti a partecipare a questa lotteria.
Per le principali blockchain creare un blocco è un’operazione molto complessa e dispendiosa. Dato che gli investimenti di capitale e anche per le spese correnti sono importanti, in molti si consorziano in quelle che vengono chiamate mining pool. Il problema da risolvere per la produzione di un blocco viene scomposto in una serie di problemi più piccoli, così da permettere agli agenti di mettere in comune la loro potenza di calcolo. Quando sarà trovato un blocco – e si otterranno le criptovalute così prodotte – le ricompense vengono distribuite tra tutti i partecipanti secondo la quantità di lavoro prestato.
Non è una procedura obbligatoria: ci sono anche miner che preferiscono procedere in solitaria e affidarsi di più all’aleatorietà. Talvolta riescono, anche se sempre più raramente, a produrre un blocco, con le ricompense che possono giustificare un impegno economico comunque importante.
Maggiore è la quantità di lavoro che viene profusa in un blocco, più sicura – passateci la semplificazione – è l’intera infrastruttura. Per rompere a rovescio la blockchain e risalire indietro nel tempo cercando di sostituire i blocchi, sarà necessaria una quantità di lavoro almeno equivalente. Per questo principio, maggiore sarà la difficoltà del mining, maggiore sarà al sicuro il gruppo di transazioni che sono state inserite in blocchi passati.
Ci sono ormai diverse società che, quasi esclusivamente per Bitcoin, operano infrastrutture di mining di livello industriale. Hanno interi capannoni ricolmi di macchinari che fanno mining 24 ore su 24, producono la loro energia, sono addirittura quotate in borsa.
Il mining può essere un’attività proficua e questo negli anni ha attirato investimenti strutturati, grandi capitali, gestioni articolate. Il mining non è più un’operazione amatoriale, per quanto nessuno ci proibisca in realtà di farlo anche come passatempo e senza grossi investimenti.
C’è bisogno di importanti consumi energetici, che però tengono in piedi in diverse aree del mondo le fonti rinnovabili. Sul mining Bitcoin in particolare se ne sono scritte di cotte e di crude. Le cose non stanno esattamente come riportano i giornali.
Solo per le criptovalute che prevedono un sistema di consenso in Proof of Work. La Proof of Work è il sistema di consenso più antico del mondo crypto, nato con Bitcoin e poi ripreso da diverse blockchain che volevano emularlo. Il sistema però, date le economie di scala e data la difficoltà nel renderlo sicuro se non ci sono molti partecipanti all’attività di mining, è oggi sempre meno utilizzato dalle blockchain di ultima generazione.
Bitcoin utilizza un sistema di Proof of Work classico. Nel tempo è stato modificato l’algoritmo per la produzione di blocchi al fine di favorire il mining tramite macchine specializzate, le cosiddette ASIC. Hanno un costo elevato ma al tempo stesso garantiscono una buona efficienza in termini di energia/hash.
Questo, per quanto sia punitivo nei confronti di chi magari voleva fare mining tramite CPU o GPU, è risultato in una maggiore sicurezza del network Bitcoin. Bitcoin assegna per ogni blocco prodotto una quantità di bitcoin di nuova produzione e permette al miner di ricevere anche tutte le commissioni delle transazioni inserite nel blocco stesso.
Criptovaluta | Bitcoin |
---|---|
Proof of Work | Si |
Tipologia hardware | ASIC |
Ricompense per blocco | Alte |
Per saperne di più sul mining Bitcoin: leggi qui la nostra guida al Bitcoin Mining
Ethereum aveva un funzionamento del consenso in Proof of Work fino al 2022. Successivamente al Merge, l’intero ecosistema è passato ad un sistema di consenso in Proof of Stake. Oggi non è più possibile fare mining con hardware su Ethereum.
Fino a quando questo è stato possibile, il mining di Ethereum avveniva tramite l’impiego di GPU, ovvero i chip specifici presenti sulle schede video. Oggi è possibile continuare a fare mining su ETC.
Criptovaluta | Ethereum |
---|---|
Proof of Work | Non più |
Tipologia hardware | GPU |
Ricompense per blocco | Medie |
Possiamo ottenere Monero anche facendo mining. La più popolare delle criptovalute dedicate alla privacy offre una PoW che è resistente alle ASIC, al fine di evitare l’impiego di hardware specializzato per fare mining e dunque prendere il controllo, rispetto a chi usa CPU e GPU sicuramente meno performanti delle ASIC, del network.
Possiamo utilizzare tutto l’hardware che abbiamo a disposizione, sebbene non sempre con ritorni allettanti. Il mining Monero viene svolto anche in parte con malware che viene installato sui computer di ignari utenti, rendendo più difficile ottenere dei ritorni. Rimane comunque un modo intelligente e interessante per portarsi a casa dei token $XMR senza acquistarli da scambi centralizzati. Ecco i dettagli sulle schede video necessarie:
Criptovaluta | Monero |
---|---|
Proof of Work | Sì |
Tipologia hardware | GPU / CPU |
Ricompense per blocco | Basse |
È possibile fare mining anche con Dash, una delle criptovalute più risalenti nel tempo e anche una di quelle che hanno un marketshare di utilizzo concreto importante. Dash utilizza un meccanismo in Proof of Work, ricorrendo all’algoritmo X11, che è proprio e che è stato sviluppato dallo stesso fondatore del protocollo.
Si può fare mining con macchine ASIC, con una scelta di Dash che ripercorre in questo caso quella di Bitcoin. Per i rendimenti vi invitiamo ad affidarvi alle fonti che troverete riportate in fondo allo speciale.
Fino a quando questo è stato possibile, il mining di Ethereum avveniva tramite l’impiego di GPU, ovvero i chip specifici presenti sulle schede video.
Per saperne di più leggi: Guida al Dash mining
Criptovaluta | DASH |
---|---|
Proof of Work | Sì |
Tipologia hardware | ASIC |
Ricompense per blocco | Basse |
Dogecoin è il meme coin per eccellenza può essere minato. Si può partecipare al network offrendo potenza di calcolo ed è possibile anche in questo caso farlo con le macchine ASIC.
Criptovaluta | DOGE |
---|---|
Proof of Work | Sì |
Tipologia hardware | ASIC |
Ricompense per blocco | Basse |
Si utilizza Scrypt2 – e anche in questo caso il calcolo andrà fatto sullo specifico valore di Dogecoin sul mercato nel momento in cui facciamo mining. Rimane la questione del vantaggio di fare mining su Dogecoin quando forse si potrebbe impiegare più proficuamente il proprio hardware per protocolli più redditizi come Bitcoin.
Anche Litecoin, una delle più antiche criptovalute, offre la possibilità di fare Mining. Anche qui avremo bisogno di hardware specializzato e non caveremo, economicamente parlando, un ragno dal buco ricorrendo a hardware classico da PC.
Litecoin rimane comunque un ottima criptovaluta anche in relazione alla tenuta del prezzo di LTC sul medio e lungo periodo. Una buona alternativa a quelle che abbiamo già discusso nel corso di questa guida
Criptovaluta | LITECOIN |
---|---|
Proof of Work | Sì |
Tipologia hardware | ASIC |
Ricompense per blocco | Basse |
Ci sono poi tutta una serie di criptovalute minori che possiamo scegliere di volta in volta anche in relazione a quanto possono offrire in termini di rendimenti. Da Ravencoin a Flux, passando per CFX Conflux, Swap, Cortex. La lista, nonostante la Proof of Work non sia poi così popolare oggi, continua ad allungarsi. E chi ha magari hardware di una certa età, potrà forse trovare qualcosa di redditizio da far fare a GPU e CPU nei meandri più reconditi del mondo cripto.
Ci sono diversi criteri dei quali dovremo tenere conto per scegliere l’hardware migliore per fare mining. In primo luogo, come abbiamo visto poco sopra, la differenza principale riguarda il protocollo sul quale vorremo fare mining. Per qualcuno sarà necessario una CPU potente, per altri una GPU, per Bitcoin delle macchine ASIC specifiche. Noi partiremo nella nostra disamina, dalle GPU migliori per fare mining sui protocolli che le supportano, in quanto l’investimento richiesto è certamente minore e possibilmente alla portata di tutti.
Dovremo tenerne certamente conto. A poco serve una scheda molto efficiente se poi l’investimento è troppo alto per rientrarvi in un lasso di tempo ragionevole. Le GPU possono avere dei costi molto elevati, per quanto dall’uscita di scena di Ethereum i prezzi siano moderatamente scesi. L’utilizzo di questo tipo di hardware anche per l’intelligenza artificiale continua a rendere le GPU molto costose.
Per quanto riguarda le ASIC invece, queste hanno un prezzo in genere piuttosto variabile sul mercato secondario, sia in relazione alla loro efficienza (spesso superata poi dai prossimi modelli in uscita), sia in relazione al valore di Bitcoin sul mercato.
È la potenza che andremo a conferire alla mining pool o comunque che avremo a disposizione per fare mining in solitaria. Più è alto questo hashrate più potenza avremo a disposizione e maggiori saranno i guadagni lordi. Badate bene: abbiamo scritto lordi perché poi dovremo andare a sottrarre il costo energetico. Ogni scheda e ogni hardware hanno dei consumi diversi tra loro.
L’hashrate è inoltre relativo, nel senso che crescendo quello degli altri, fermi restando gli altri fattori nel tempo il nostro hashrate offrirà dei ritorni sempre più bassi.
Sono l’altra faccia della medaglia. Se abbiamo dell’hardware in grado di produrre un hashrate molto elevato, ma al tempo stesso con consumi poco efficienti, potremmo facilmente trovarci a pagare somme molto elevate per l’energia, che potrebbero essere anche superiori ai guadagni del mining stesso.
Abbiamo scelto 5 diverse schede grafiche che nel momento in cui abbiamo redatto questa guida sono le migliori per revenue giornaliera. Nella tabella abbiamo poi inserito dei costi orientativi per l’acquisto dell’hardware, così da permettervi di rendervi conto su quanto tempo sarà necessario per rientrare dall’investimento.
SCHEDA GPU | Hashrate | Efficienza | Prezzo | DOVE COMPRARLA |
---|---|---|---|---|
NVIDIA RTX 4090 | 3,15 Gh/s | ⭐⭐⭐⭐ | circa 2.000€ | Qui su Amazon |
NVIDIA RTX 4070 Ti | 1,45 Gh/s | ⭐⭐⭐⭐ | circa 900€ | Qui su Amazon |
NVIDIA RTX 4080 | 1,65 Gh/s | ⭐⭐⭐ | da 1.350€ | Qui su Amazon |
NVIDIA RTX 3090 Ti | 2,40 Gh/s | ⭐⭐⭐ | da 1.100€ | Qui su Amazon |
NVIDIA RTX 4070 | 1,20 Gh/s | ⭐⭐⭐ | da 630€ | Qui su Amazon |
Da questa classifica emergono subito chiari dei problemi per chi vuole iniziare a fare mining. Il primo è quello del costo: le schede migliori, avendo una domanda molto alta, richiedono prezzi e investimenti molto importanti. Non sono certamente alla portata di tutti – data anche l’incertezza dei ritorni del mondo del mining . Chi vuole provare a fare mining spendendo meno può però rivolgersi anche a schede decisamente più abbordabili. Ve ne consigliamo 3 se quelle di cui sopra non fanno al caso delle vostre tasche.
SCHEDA GPU | HASHRATE | EFFICIENZA | Prezzo | DOVE COMPRARLA |
---|---|---|---|---|
NVIDIA GeForce 3060 Ti | 570 Mh/s | ⭐⭐⭐ | da 350€ | Qui su Amazon |
NVIDIA GeForce 1660 | 330 Mh/s | ⭐⭐⭐ | da 220€ | Qui su Amazon |
NVIDIA GeForce 3070 | 740 Mh/s | ⭐⭐ | Da 450€ | Qui su Amazon |
Chiaramente i ritorni saranno molto minori e – basta guardare sulla colonna efficienza – sarà molto più difficile recuperare l’investimento iniziale. Si tratta però anche di buone schede da gaming e non è detto che non si possa unire l’utile al dilettevole, ovvero comprarle per giocare e poi lasciarle a fare mining quando non utilizzeremo il PC per giocare.
NB: le tabelle tengono conto soltanto della GPU, presupponendo che schede madri, RAM, hard disk siano di livello tale da sostenere questo tipo di hardware.
Per quanto riguarda Bitcoin, è necessario guardare a hardware specifico, ovvero alle ASIC, macchine specificatamente nate per questo tipo di calcoli. Sul mercato ce ne sono diverse anche per differenti fasce di prezzo. Nella nostra tabella, che non pretende si essere esaustiva, le raccoglieremo in ordine di efficacia.
SCHEDA GPU | Hashrate | Efficienza | Prezzo |
---|---|---|---|
BITMAIN S19 XP | 140 Th/s | ⭐⭐⭐⭐ | da 3.400$* |
CANAAN AVALON MADE A1366 | 130 Th/s | ⭐⭐⭐ | da 3.200$* |
MICROBT WHATSMINER M50S | 126 Th/s | ⭐⭐⭐ | da 1.800$* |
BITMAIN Antminer S19j Pro+ | 122 Th/s | ⭐⭐⭐ | da 1.5100$* |
Il cloud mining è un fenomeno che ciclicamente torna a far parlare di sé, soprattutto nei momenti di grande forza del mercato Bitcoin e crypto. L’idea è semplice: qualcuno ha un parco di macchine importante e ne vende quote, mensilmente o annualmente, a chi vuole investire.
Un sistema che abbiamo visto applicare anche in altre industrie e che almeno di primo acchito potrebbe sembrare anche una buona idea per impiegare il proprio capitale senza i grattacapi della gestione dell’hardware.
Come però spesso accade nel mondo delle criptovalute, dietro ad idee apparentemente buone si nascondono pratiche losche, poco credibili e talvolta anche apertamente truffaldine.
Se dovessimo parlare partendo dalle statistiche vi diremmo di correre via a gambe levate da questo tipo di operazioni. Ne abbiamo incontrate, nel corso della nostra carriera, davvero poche che avessero effettivamente qualcosa di concreto da offrire. In molte non hanno mai offerto prove concrete dell’esistenza del parco macchine, né tantomeno della sostenibilità di tali attività.
Se siete di quelli che – e avreste ragione a pensare così – non si fidano di alcuna entità centrale, il cloud mining non fa per voi. Chi offre tale servizio ha pieno controllo di quanto avrete eventualmente guadagnato, fino a quando non riuscirete a prelevarlo. Lo stesso – parla lo storico – avviene spesso anche per quanto riguarda le condizioni applicate.
Creare foto a arte è facile. Rappresentare come proprie macchine invece altrui, è altrettanto facile. Verificare invece che quanto venga offerto è concreto, è estremamente difficile. Anche quando ci sono delle recensioni positive, non è detto che siano disinteressate. Così come è possibile che soltanto i primi, nel più classico degli schemi Ponzi, siano riusciti a guadagnare. E che ora voi vi siate trasformati nella loro exit liquidity.
Quando una società decide di non fare mining per conto proprio ma di offrire infrastruttura, ci sono due possibilità. La prima è che abbia bisogno di capitali per le operazioni, che però potrebbe facilmente recuperare dato che il mining assegna ricompense blocco per blocco. La seconda è che abbia deciso già dall’inizio di truffarvi e dunque che non esiste alcuna macchina a noleggio per fare mining.
Nel complesso, per quanto probabilmente ci sarà nel mondo qualche entità seria che offre questo tipo di servizi, vi consigliamo di lasciar perdere e di organizzarvi magari con conoscenti o amici per l’acquisto anche di una sola ASIC, ammesso che abbiate energia a basso costo.
Oltre al costo di acquisto delle apparecchiature, sarà necessario calcolare anche il consumo elettrico. Il calcolo è presto fatto: ciascuno degli hardware che potrete acquistare avrà un consumo già pre-calcolato.
Moltiplicate quel consumo con il costo energetico medio che avete nel sito dove vorreste installare le apparecchiature e avrete una buona stima dei costi fissi che sono coinvolti nella gestione del mining. Diversi siti, che riportiamo in fondo a questa guida, ci permettono di fare calcoli piuttosto precisi anche di questi costi.
Può essere conveniente fare mining, per quanto siano complessi – e anche incerti in alcune circostanze – i calcoli che dovremo fare per essere certi di poter trarre un profitto da tali operazioni.
Come abbiamo visto poco sopra, per avere introiti positivi c’è bisogno di un investimento importante. Difficile pensare di poter mettere in piedi un’infrastruttura per il mining se i ritorni sono di pochi euro al giorno. Il costo dell’hardware è alto, spesso è anche difficile reperire le migliori macchine, quelle più efficienti.
Bisogna calcolare i tempi di rientro del capitale iniziale, calcolo che è reso molto difficile dal fatto che le criptovalute che andremo a minare hanno un valore volatile.
Per chi è collegato alla rete, i costi energetici in Italia sono tra i più alti al mondo. Questo incide direttamente sulla convenienza di fare mining nel nostro Paese, fatta eccezione per situazioni particolari. Una di queste è la presenza di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili: se abbiamo tanti pannelli solari, ad esempio – e produciamo tanta energia in eccesso rispetto a quella che consumiamo, il costo potrebbe abbassarsi considerevolmente.
C’è chi, ad esempio, a livello industriale ha recuperato vecchie centrali idroelettriche e le ha riattivate per ottenere energia più a basso costo. C’è chi invece approfitta di enormi impianti fotovoltaici in edifici produttivi dismessi.
Il terzo fattore è chiaramente quello del valore di ciò che guadagniamo con il mining. Nel caso di criptovalute solide come Bitcoin ci sono comunque delle variazioni di prezzo importanti nell’arco temporale di un investimento di questo tipo. Situazione ancora più complessa per le criptovalute minori, che hanno una volatilità ancora maggiore. Fare il calcolo su un periodo lungo può essere molto difficile.
Per i network in salute e che hanno buone prospettive di lungo periodo, il rendimento della stessa quantità di hashrate è in genere decrescente. In altre parole, con il passare del tempo i nostri impianti produrranno sempre meno criptovalute. Questo può essere certamente controbilanciato da eventuali aumenti di prezzo della criptovaluta che stiamo minando. Tuttavia non è sempre questo il caso.
Nel complesso il calcolo non è dei più facili ed è presente una buona quantità di rischio. Diffidate di chi vi propone investimenti nel mining come se fossero rendimenti automatici e non esposti all’aleatorietà di ogni investimento.
Il mining di criptovalute è oggi più un tentativo di investimento che un hobby, per quanto nessuno ci vieti di presentarci sul mercato anche con hardware che utilizziamo per altri motivi. In questa sezione della nostra guida riassumeremo quelli che sono i pro e i contro del mining come investimento.
🟢PRO MINING | ⛔CONTRO MINING |
---|---|
Parte attiva | Costi elevati di ingresso |
Buone occasioni presenti | Rischi presenti |
Indipendenza | Impegno necessario |
Redditizio |
I pro e i contro del mining come investimento
ESSERE PARTE ATTIVA di un circuito da crypto a crypto. Chi vuole accumulare una parte del patrimonio in crypto, non avrà bisogno di comprarle se ricorrerà a quanto offerto dal mining. Una sorta di economia circolare e industriale.
BUONE OCCASIONI: possono esserci delle ottime occasioni, in particolare per chi riesce a muoversi anticipando i cicli. Spesso l’hardware perde molto valore nelle fasi calanti di mercato, per poi essere molto richiesto quando si torna a correre.
INDIPENDENZA: per fare mining non ci si deve affidare a nessuno. Basta studiare un po’ e diventa possibile crearsi un’entrata senza dover rendere conto a nessuno.
PARTECIPARE ALL’ECOSISTEMA: c’è ovviamente anche la possibilità di partecipare all’ecosistema, garantendo la sicurezza dei nostri network preferiti. I miner svolgono un ruolo fondamentale per tutti i network di cui sono parte attiva.
REDDITIZIO modo per recuperare energia che magari abbiamo in eccesso. Chi produce energia che non consuma ha certamente più convenienza economica nell’impiegarla per il mining.
COSTI: i costi per iniziare sono spesso proibitivi, in particolare nel mondo di Bitcoin. Non si tratta di qualcosa che possiamo fare investendo poche decine di euro.
RISCHI: al contrario di quanto vorrebbero raccontarvi truffatori di ogni genere e risma, ci sono dei rischi associati anche con il mining, che sia di Bitcoin o di altro tipo di criptovaluta. Il prezzo è variabile, i costi energetici potrebbero non essere stabili e i ritorni sono in larga parte decrescenti.
IMPEGNO: investire nel mining comporta un impegno anche in termini di tempo importante, a meno di non mettere in piedi una vera e propria azienda che si occupi dell’intera questione. Questo tempo va certamente computato nei calcoli che faremo per decidere se fare mining o meno.
Il mondo del mining è molto complesso ed esistono diverse risorse aggiuntive, rispetto a quelle presenti in questa guida, per conoscerlo più a fondo e anche per fare calcoli partendo dall’hardware che avete in mente.
Prima di procedere agli acquisti, è sempre bene calcolare quanto potrebbe rendere il mining con ciascun protocollo. Fortunatamente ci sono diversi siti che permettono un calcolo piuttosto preciso, alle condizioni attuali di mercato, di quanto possiamo ottenere tramite questo tipo di operazioni.
Offre una rassegna completa di tutti i rendimenti delle singole ASIC e dei diversi algoritmi. Il sito è legato da una delle più importanti mining pool al mondo e offre dati sempre aggiornati e sempre affidabili.
Offre un servizio collegato per fare mining senza preoccuparsi di nulla, utilizzando il loro software. Al suo interno sono presenti anche pagine per calcolare il rendimento del nostro hardware, anche automaticamente.
Inseriamo in questo sito le periferiche e i dispositivi di cui siamo in possesso e potremo sapere in pochi secondi quali protocolli ci conviene scegliere per il mining. Anche qui i calcoli sono piuttosto precisi.
Ci sono diverse community online che si interessano di mining. Conoscere l’inglese è assolutamente d’obbligo, perché questa è e rimarrà la lingua d’elezione di tutto il mondo crypto.
È presente un’intera sezione dedicata al mining e possiamo anche trovare utenti italiani per interagire e fugare ogni nostro dubbio. Come tutte o quasi le questioni che riguardano Bitcoin, questo forum rimane il più importante.
Forse non sarà il più attivo dei subreddit dedicato alle crypto, ma possiamo comunque intavolare discussioni interessanti e soprattutto chiedere aiuto per qualunque tipo di dubbio dovessimo avere. Un punto fermo dal quale partire anche per inserirsi all’interno della discussione che riguarda il mining.
Abbiamo anche un canale Telegram aperto ai commenti degli utenti. Oltre 1.000 iscritti pronti a darti una mano anche lato mining. E se segui le criptovalute, sarà il caso comunque di iscriverti – è da qui che passa il grosso dell’informazione italiana sul tema.
Il mining di criptovalute può essere un buon modo per impiegare hardware che si possiede già – o nel caso per valutare un investimento più corposo, in particolare se la nostra intenzione è quella di farlo su Bitcoin.
Gianluca Grossi – Caporedattore di Criptovaluta.it
Si tratta tuttavia di un’operazione complessa e vale la pena prestare attenzione a diverse questioni. E occhio sempre al cloud mining, che oggi esiste al 99% in forma ai limiti del truffaldino, se non proprio in forma di truffa aperta. Una soluzione che difficilmente è buona davvero come la presentano.
Ci possono essere delle opportunità nel mondo del mining, ma i fattori di cui tenere considerazione sono diversi, a partire dai costi energetici, mai da sottovalutare per un settore che ha come unico costo corrente quello dell’energia elettrica.
https://bitcoin.org/bitcoin.pdf
https://www.tarsnap.com/scrypt/scrypt.pdf
È il complesso di attività per la produzione di un nuovo blocco nei sistemi in Proof of Work. Chi produce il prossimo blocco, riceve anche criptovalute di nuovo conio e quanto speso dalle transazioni per le commissioni.
Si può fare mining su Bitcoin, Dogecoin, Dash, Litecoin, Monero e su tante altre criptovalute minori. Ci sono sistemi e requisiti diversi per partecipare a questa specifica attività a seconda del protocollo che sceglieremo.
Serve dell’hardware specializzato a seconda di quali siano i requisiti del network. Per Bitcoin esistono le macchine ASIC, specializzate in quel tipo di attività. Per quanto riguarda le altre, spesso si può fare anche con una potente scheda video o con una CPU.
Dipende. Ci sono costi spesso importanti per avviare queste attività, così come ci sono degli impegni di carattere organizzativo. Il calcolo economico non è semplice, ma nella nostra guida di aiutiamo a farlo.
Nella stragrande maggioranza dei casi sì. Il nostro consiglio è di evitare certi tipi di attività, dove i rischi a nostro avviso superano di gran lunga i potenziali benefici.
Vedi Commenti
Fornite anche specifiche guide al mining più complesse e in un certo senso " tecniche " ?
Ciao Giulio, si certo ! Su criptovaluta.it puoi trovare già diverse guide tecniche al mining e nei prossimi mesi verranno aggiunte delle altre da parte della nostra redazione.
stay tuned ;)
Salve, qual'è il suo pensiero sul sistema kirkland and felt?
Grazie.
buongiorno un server IBM Power S8 linux puo essere utilizzato per minare monete ?
Io uso Eobot, lo uso praticamente gratis perché mina anche potenza di calcolo, se volete provarlo male non fa....
Ciao Carmine e grazie per la tua segnalazione.
Buongiorno, mi ha sempre attirato questo Campo, anche se Non capisco una mazza. Infatti du Telegramm mi stanno consigliando di investire 100 su mooncrest Miners, chi mi può aiutare?
Ciao. Noto sempre più frequente dei siti per mining dove richiedono un investimento iniziale (anche minimo tipo 10 USDT). Sono affidabili?
Vorrei sapere come fare per fare mining da remoto. Vorrei affittare un PC e farlo minare, su coinbase lo fanno?
Buongiorno volevo sapere se potete vedere il mi nome che dovevano mandarmi dei blocchi di soldi,se potete contattarmi e vi spiego meglio
Salve , percaso è caduto in truffa?