Polkadot è un network che permette l’interconnessione di diverse blockchain, garantendo le transazioni non solo di token digitalizzati (e dunque anche tecnicamente di criptovaluta) ma anche di dati di altro tipo.
È uno dei progetti più forti del momento e il suo token di riferimento, DOT, è oggi tra i primi 10 per capitalizzazione dell’intero comparto. Polkadot e il suo token sono però molto di più di un progetto di scambio di valori e dati: mirano ad assumere una posizione assolutamente centrale all’interno del mondo delle criptovalute e delle blockchain, cosa che stanno già riuscendo a fare, anche grazie alla spinta propulsiva dei progetti DeFi, ovvero di finanza decentralizzata.
Un grande progetto – solido tecnicamente e con molte particolarità – al quale dedichiamo un approfondimento utile sia per chi vorrà investire su DOT, sia per chi invece vorrà comprenderne le caratteristiche tecniche.
Principali informazioni su Polkadot [DOT] Coin:
❓Nome: | Polkadot |
📑Sigla: | DOT |
👶Nascita: | 2016 |
📈Previsioni: | Previsioni Polkadot |
🔍Tecnologia: | Interchain operability – Nominated PoS |
⚡Comprare: | Come comprare Polkadot |
📱Wallet: | Ledger X, Ledger S, Polkawallet, Polkadot.JS |
Polkadot è una blockchain scalabile, che garantisce l’interoperabilità tra diversi network nonché un protocollo sicuro per la connessione tra diverse chain.
È un progetto di Web3, che punta a sviluppare infrastrutture informatiche per un web decentralizzato, al centro del quale, insieme ad altri progetti, si troverà proprio Polkadot. Siamo davanti ad un progetto monumentale, con obiettivi molto ambiziosi e che punta ad offrire anche una base importante per lo sviluppo di progetti autonomi e collaterali.
Al nucleo del progetto c’è la sua scalabilità. Senza entrare in concetti troppo tecnici – che sarebbero inadeguati a questo punto del nostro approfondimento – l’obiettivo della scalabilità si traduce nella possibilità di ospitare sempre più progetti, garantire sempre maggiore connettività senza aumento di consumi e di costi e senza rallentamenti.
In realtà ci sono diversi progetti che offrono infrastrutture informatiche per la connessione tra blockchain che altrimenti non potrebbero parlare tra di loro. La particolarità di Polkadot risiede nell’offrire interfacce che permettono di trasmettere anche dati raw, ovvero non tokenizzati. Questo può essere estremamente importante per i dati utili all’innesco di uno smart contract, che arrivano ad esempio dalle borse o da altri tipi di centri dati.
La soluzione offerta è già pienamente funzionante e ospita già progetti che si appoggiano sia all’una, sia all’altra versione di dati. Tokenizzati o meno, per intenderci.
E qui iniziamo ad entrare nel tecnico. I progetti blockchain di vecchia generazione per implementare novità significative all’interno del progetto dovevano sdoppiarsi, ovvero dividere l’albero e continuare sul progetto. Si tratta di una procedura lenta, costosa in termini di risorse e spesso confusionaria.
Polkadot (DOT) è invece un progetto che permette di implementare novità in corsa, o meglio in produzione, senza che ci sia la necessità di sdoppiare l’albero e lasciarne un altro come dismesso. Una struttura di questo tipo, che è oggi in realtà comune a tantissime e diverse blockchain, rende Polkadot molto più utile nel caso in cui si volessero implementare delle novità che il mercato richiede.
Importante, in questa fase iniziale, parlare anche dei fondatori che animano il progetto. Tra questi figura Gavin Wood, che i più appassionati di criptovalute ricorderanno essere uno dei fondatori di Ethereum. Personaggio di spessore all’interno della community delle criptovalute e inventore dei protocolli Proof of Authority e Whisper.
Prima di essere una criptovaluta (cosa che tecnicamente è DOT), Polkadot è un protocollo blockchain di ultima generazione, che ha come scopo principale quello di permettere l’interconnessione tra diverse chain, interne o esterne al progetto. Ci sono diverse caratteristiche che potremmo definire come uniche del progetto.
Le blockchain classiche possono performare soltanto un numero finito di operazioni e rapidamente possono diventare troppo esose in termini di costi di transazione o lente nel processare le informazioni.
Polkadot invece ha un design shared multichain, il che vuol dire che può processare le informazioni e le transazioni appoggiandosi a diverse blockchain in parallelo. Questo permette di eliminare alla radice i fenomeni dei colli di bottiglia – che sono uno dei problemi principali delle blockchain di vecchia generazione – e di poter avere una scalabilità sulla carta infinita.
Un altro dei problemi tipici delle blockchain di vecchia generazione è che sono altamente incapaci di adattarsi ad usi diversi da quelli per cui erano concepiti. In Polkadot invece la flessibilità è by design. Si possono sviluppare parachain, ovvero delle blockchain sovrane ma integrate nel progetto principale, che possono operare secondo le proprie regole e adattarsi alle necessità del progetto.
Questo mette nelle mani degli sviluppatori un enorme potenziale, che permette la nascita di progetti che altri tipi di sistemi non avrebbero mai consentito. Il fatto di consentire la sovranità a progetti interni rende Polkadot cruciale all’interno della nuova ondata della finanza decentralizzata. Ovvero i sistemi che puntano ad offrire servizi simil-bancari su blockchain.
Chi è a suo agio con i termini mutuati dall’informatica, potrebbe immaginare parachain e regole generali di Polkadot come delle librerie che possono essere facilmente inserite nei propri progetti.
Proprio come se fossero dei software che condividono lo stesso sistema operativo. Una delle cose più importanti che possono essere condivise sono le validazioni delle transazioni.
Chi vuole sviluppare la propria App distribuita, può fare affidamento, dietro pagamenti in DOT, proprio sull’intero network che abbiamo appena descritto. La cruciale importanza di DOT è collegata, ma è un concetto che esprimeremo con maggiore dovizia di particolari più avanti, all’utilizzo che si fa della piattaforma.
Ci sono diverse caratteristiche degne di nota per il progetto, che andremo ad analizzare una per una, anche allo scopo di differenziare questo progetto dai tanti che potrebbero sembrare, almeno ad uno sguardo poco attento, simili.
Polkadot nasce non soltanto con l’obiettivo di far comunicare blockchain già esistenti. Al suo interno, grazie anche a Substrate, permette di sviluppare progetti nativi, che sono naturalmente integrati con la blockchain centrale. Questo è un fattore di grandissima attrattiva per chiunque voglia avvicinarsi al progetto e sfruttarlo per il proprio sviluppo.
Nel senso che ci sono dei costi coinvolti per approfittare dei nodi del network, della loro capacità di validazione e della loro sicurezza. Questo prezzo viene pagato in DOT, che rimane la criptovaluta gas all’interno dell’intero progetto. Per questo diciamo che il valore di DOT sarà direttamente collegato a quanto il progetto riuscirà a fare in termini di volumi di utilizzo.
E parliamo di limiti che non sono teorici, ma effettivi. È stato già agilmente superato il limite di 1.000 transazioni al secondo, che per moltissime blockchain di vecchia generazione, pensiamo a Bitcoin ma anche a Litecoin, per nominare due dei progetti più anziani, sono numeri che almeno per il momento non possono essere raggiunti.
Almeno nelle funzionalità del progetto originario, DOT non è utilizzato per pagare servizi o beni, ma soltanto all’interno della blockchain di Polkadot. Questo ovviamente non è un limite fisico, ma piuttosto l’intenzione di chi ha creato il progetto. I token DOT comunque continuano a guadagnare valore sulle principali piazze che offrono scambi in criptovaluta.
Soprattutto tra quelle che hanno come funzione principale il pagamento per beni o servizi. Il progetto nato per permettere l’integrazione tra diverse blockchain, con un sistema molto complesso ma che non è nato per i pagamenti. Ovviamente nulla vieta a due parti private di mettersi d’accordo e pagarsi di DOT. Ma non è questa la funzionalità principale del progetto.
All’interno di Polkadot si può fare anche staking, ottenendo anche delle ricompense. Vale la pena però di sottolineare, per chi dovesse interessarsi a questo scopo di DOT, che esistono delle tasse per i nodi che fanno staking e sono inattivi, che rendono lo stake and wait una pratica molto poco invitante almeno su questo network. L’obiettivo principale è quello di favorire la cooperazione, soprattutto tra i progetti che sono nati all’interno della chain e che fanno staking per assumerne almeno in parte la governance.
Torniamo ancora una volta sul concetto di sovranità dei progetti che sono tecnicamente ospitati su Polkadot. Immaginiamo di avere il nostro piccolo stato, piccolissimo, grande anche un solo quartiere. Abbiamo la libertà di creare le nostre regole, di decidere come funzionano gli spostamenti e il passaggio di denaro. Tuttavia un microstato del genere avrebbe enormi problemi a mantenere polizia e forze dell’ordine, nonché ad avere un rigido apparato di controllo. Polkadot, passateci la metafora estremamente poco tecnica, si occupa proprio di offrire questi servizi di vigilanza.
Allo stesso tempo, come se fosse un benefico ente sovrastatale, si occupa anche di mantenere le strade che permettono a queste micro-comunità sovrane di scambiarsi dati, ma anche token digitalizzati. Un progetto quasi unico in questo senso e una configurazione che permette grandissima libertà di creazione a chi vuole iniziare a sviluppare utilizzando DOT e Polkadot.
Ci sono diversi approfondimenti che si possono fare sul progetto, per chi volesse comprendere come funziona effettivamente e quali tipi di applicazioni può far girare al suo interno.
È il paper che viene utilizzato da tutte le criptovalute per spiegare il funzionamento della propria blockchain e del proprio progetto. Una lettura molto impegnativa, che è adatta soltanto a chi ha una buona formazione sia informatica, sia invece sulle blockchain. Rimane comunque la fonte di informazioni più tecnica su questo specifico progetto.
Polkadot ha una community estremamente attiva, che pubblica con costanza contenuti sul sito ufficiale. Chi volesse degli esempi pratici di applicazione sul network, può sicuramente rivolgersi a quella che è una delle community più tranquille e ospitali del mondo delle crypto.
Polkadot, pur essendo un progetto già molto importante, è in realtà ancora nella fase embrionale e ha cominciato da relativamente poco ad essere così centrale nell’ecosistema delle criptovalute. Si può parlare in diversi modi del futuro di Polkadot, tenendo conto anche delle previsioni prezzo di Polkadot DOT – che riguardano più strettamente il valore del token che anima questa specifica blockchain.
Le previsioni su prezzo di DOT sono ormai ottimiste e rialziste da diverso tempo e vengono costantemente riviste al rialzo. Sul medio periodo, che tradizionalmente riguarda orizzonti a 24 mesi, si punta decisi intorno a quota 35$, che però il progetto ha già quasi raggiunto con i prezzi attuali.
Sul lungo periodo, che invece riguarderebbe uno spazio di circa 4 anni, le previsioni più attendibili e i target sui quali c’è maggiore consenso parlano di 100$, che sarebbe in forte rialzo rispetto al valore attuale, ma probabilmente anche in questo caso da rivedere al rialzo tra poco, almeno se questo dovesse rimanere il pattern di crescita del progetto.
Su DOT e sul suo utilizzo all’interno della blockchain in questione, valgono gli approfondimenti che abbiamo fatto poco sopra e che spiegano in dettaglio le diverse funzionalità che questo token può rivestire. Il suo prezzo sarà, molto probabilmente, in funzione del grado di utilizzo del network, delle parachain e dei progetti che verranno sviluppati al suo interno.
Queste sono altrettanto importanti, anche per chi guarda a Polkadot soltanto come un progetto sul quale investire – e non come chain delle chain per lo sviluppo di progetti distribuiti. Perché come abbiamo detto poco sopra, in realtà il valore di DOT sarà ancorato all’ubiquità e al livello di utilizzo di questa infrastruttura.
Crediamo – e siamo sicuramente i più ottimisti a riguardo – che in realtà Polkadot sia ancora in una fase, se vogliamo, embrionale. Questo vuol dire che anche se i volumi di utilizzo del progetto sono già importanti, dovrebbero essere poca cosa rispetto a quello che il progetto può effettivamente fare nel futuro. E con il crescere dell’adozione del progetto, crescerà anche il valore dei DOT. Le previsioni, sebbene al rialzo, oggi sono comunque conservatrici. Non è difficile immaginare che Polkadot riuscirà a fare molto di più anche rispetto alle più rosee previsioni.
Leggi anche la guida: Come comprare Polkadot DOT
La “blockchain” di Polkadot è in realtà in quattro parti, quattro diversi strati che contribuiscono alle funzionalità che rendono il progetto unico. Andremo adesso a descriverle in breve, cercando di offrire ai nostri lettori anche meno esperti di tecnologia un quadro che renda effettivamente l’idea della funzionalità del progetto.
È il centro nevralgico della chain di Polkadot. Si occupa infatti della sicurezza, del consenso sul protocollo e della possibilità di avere operazioni tra diverse blockchain.
Sono delle blockchain che il progetto definisce sovrane, ovvero che hanno il loro token di riferimento e che possono funzionare secondo le proprie regole, interfacciandomi poi con il nodo centrale.
Hanno molti punti in comune con le parachain, anche se hanno un pricing model che è del pay as you use, ovvero a consumo. Offrono possibilità di sviluppo più economiche sul poderoso network di Polkadot e offrono barriere di ingresso più basse rispetto ad una parachain classica.
Sono i cosiddetti ponti, che permettono la comunicazione tra parachain e parathread. E anche verso progetti esterni come Ethereum e Bitcoin.
IL consenso è gestito tramite quattro diversi ruoli, con una specializzazione molto stretta, che contribuisce in ciascun nodo al corretto funzionamento del network.
NOMINATORS: hanno il compito di selezionare i validatori (dei quali parleremo tra pochissimo) che sono validi, contribuendo alla sicurezza dell’intero network. Hanno anche la responsabilità di selezionare gli staking dots
VALIDATORS: si preoccupano di validare le proof of stake da parte dei collators e partecipano al ruolo di gestione del consenso con altri variatori.
COLLATORS: si preoccupano di raccogliere e di mantenere le transazioni tra utenti e di produrre le cosiddette proof per i validator.
FISHERMEN: hanno il ruolo di controllo del network, nel senso che sono adibiti a ripotare eventuali comportamenti errati da parte dei validator e degli altri ruoli che gestiscono il consenso. Anche i nodi completi delle parachain possono svolgere questo ruolo.
Ovvero quello che abbiamo visto con Bitcoin e con tantissime criptovalute di primissima generazione. Siamo infatti davanti ad un sistema che è detto Nominated Proof of Stake, dove, per farla semplice, non si devono compiere calcoli complessi ed esosi sul piano energetico per validare le operazioni. Vengono attribuiti a diversi nodi i ruoli che abbiamo definito poco sopra, così da permettere al network di funzionare in modo più agile e, tecnicamente, scalabile all’infinito.
Ci sono diversi wallet che sono specificatamente pensati proprio per Polkadot – e che in genere supportano tutti quelli che sono i token che girano nativamente all’interno del network in questione.
È un wallet da installare sul proprio smartphone e che è disponibile sia per AppStore e dunque per smartphone Apple, sia nel mondo Android, sia tramite Google Play, sia tramite APK installabile senza passare dallo store. Sono supportati i trasferimenti di DOT, anche tramite codice QR, un sistema smart per il recupero dell’accesso al wallet stesso e una buona interfaccia per controllare i propri token e soprattutto per accedere allo staking.
Un wallet sicuramente sui generis per chi non è molto esperto di questo settore. Permette infatti di stockare i propri DOT sia su Firefox che su Chrome, ovvero all’interno del proprio browser. Rispetto a quello che abbiamo citato poco sopra, questo wallet però non è in grado di offrire tutte le funzionalità che sono utili in questo tipo di wallet. È utile però per interagire con le DApps nel browser che possono utilizzare Dot per il proprio funzionamento.
I wallet fisici o hardware Ledger supportano oggi le estensioni DOT. Acquistando uno di questi wallet potremo iniziare a tenere sia su Ledger Nano X che su Ledger Nano S i nostri DOT – e anche la maggior parte dei token che girano comunque all’interno di questa blockchain.
Una soluzione che è decisamente più sicura, perché permette anche di tenere i propri DOT sganciati dalla rete e dunque al riparo da eventuali attacchi. Secondo molti, not your key, not your wallet, a testimoniare come nei fatti tenere i propri DOT o qualunque altro tipo di criptovaluta su portafogli tecnicamente altrui non sia una grande idea.
Tutti i migliori exchange di criptovalute che offrono la possibilità di comprare DOT offrono anche un wallet integrato, che permette di tenere, temporaneamente (soprattutto se si investono grandi somme) i token. È una soluzione ideale per chi acquista e vuole tenere questo tipo di criptovaluta in portafoglio per poco tempo o che vuole comunque intervenire con acquisti di capitale ridotto.
Polkadot non utilizza un algoritmo Proof of Work, ma una algoritmo Nominated Proof of Stake che non prevede la possibilità di fare mining. Chi pensava di poter entrare sul mercato andando a utilizzare le proprie apparecchiature, oppure anche acquistando dei PC per il mining hardware è purtroppo destinato a rimanere deluso.
Di contro si possono però ottenere le staking rewards – ovvero, per farla semplice, dei pagamenti di DOT per il ruolo che svolgiamo all’interno della rete. Non è necessaria comunque una grande potenza di calcolo e dunque i concetti classici del mining – validi per tutte o quasi le criptovalute di vecchia generazione – non sono validi. I miners – o quelli che vorrebbero diventarlo, dovranno guardare necessariamente ad altri progetti.
Il mining, almeno sulle criptovalute di nuova generazione e relativi network è qualcosa che possiamo considerare come del passato e che non troverà più cittadinanza. I sistemi PoW puri sono ormai sempre più rari, perché la lezione di Bitcoin è stata chiara per tutti: grandi requisiti energetici non sono una buona idea per un progetto che vuole affermarsi. A meno di non essere il re delle criptovalute.
Polkadot è un prodotto assolutamente innovativo, che offre oggi pieno supporto alla comunicazione tra diverse blockchain. Il tema è molto complesso e per necessità editoriali – e anche per fornire ai nostri lettori una disamina più tendente all’investimento che alla comprensione di ogni minimo dettaglio – abbiamo dovuto tagliare gli argomenti principali e dare solo degli input per ulteriori approfondimenti.
In questa sezione della nostra guida di occuperemo di indicare forum, social e altri tipi di hub digitali per chi vuole saperne di più su Polkadot, DOT e le possibilità tecniche e di investimento che questo ottimo sistema comporta.
Ci sono diversi centri “digitali” che permettono di approfondire la conoscenza, sia dal lato degli investimenti, sia invece dal lato tecnico, di Polkadot e del suo token di riferimento DOT. Noi abbiamo selezionato i migliori 5, tenendo conto anche dei forum della community ufficiale.
È contenuto all’interno dello stesso sito del network. Non è molto attivo, ma va sicuramente citato perché possiamo ottenere delle risposte ufficiali da persone che sono attivamente impegnate nello sviluppo della chain o comunque di programmi che la utilizzano. Per questo motivo dovremmo considerare questo forum per i problemi seri – o meglio, se abbiamo bisogno di alcuni chiarimenti sul piano tecnico.
Reddit rimane una fenomenale fonte di informazioni per tutto il mondo delle criptovalute. Il subreddit dedicato a Polkadot non è assolutamente da meno. Ottime le informazioni sia sullo sviluppo del progetto, sia invece sugli aspetti finanziari del network. Per noi il miglior posto dove occuparsi di DOT e dintorni.
Il sito internazionale per le quotazioni finanziarie si occupa da tempo anche di criptovalute. Offre quotazioni, che poco ci interessano dato che sono disponibili anche altrove, ma cosa più importante offre anche delle chat e dei forum relativi ad ogni asset quotato. L’insight è maggiormente, se non esclusivamente finanziario. Ma questo è il top per chi vuole investire su questa criptovaluta emergente.
Anche se è un forum italiano che si occupa di finanza tradizionale, da tempo ci sono discussioni, anche molto approfondite, proprio sulle criptovalute. Possiamo dunque sfruttarlo, soprattutto se non siamo molto pratici dell’inglese, per approfondire e chiedere anche consigli sugli investimenti. Un ottimo forum, anche se sicuramente carente rispetto agli altri che abbiamo già citato.
Anche questo altro famosissimo sito di quotazioni si occupa ormai di quotazioni di criptovalute, anche se non è questo aspetto ad interessarci maggiormente quando stiamo parlando di Polkadot. È disponibile infatti anche qui una sezione commenti molto attiva, dove possiamo discutere dei nostri investimenti in DOT.
È estremamente difficile inserire dei pro e dei contro di Polkadot e del suo token di riferimento DOT. Perché ci sono diversi angoli dai quali è possibile analizzare la questione. Qui abbiamo provato a raccogliere le nostre considerazioni in termini di punti positivi e negativi, anche dal punto di vista di chi investe o vorrebbe investire su DOT.
FUNZIONALITÀ: anche se sembreranno poco strabilianti agli occhi di chi non conosce bene il funzionamento di una blockchain, le funzionalità di Polkadot come rete sono incredibili. E questo ne aumenta a dismisura le occasioni d’uso, anche on demand, aumentando di conseguenza la domanda di DOT.
Dal punto di vista di chi investe, la presenza di funzionalità molto avanzate e utili oggi per il mercato rende questo progetto molto attraente. Perché da un lato ha già applicazioni commerciali importanti, dall’altro invece ha un buon bagaglio con il quale sopravvivere per il futuro.
ADATTABILITÀ: uno dei problemi principali per chi punta su progetti in blockchain come DOT e Polkadot è la sopravvivenza degli stessi all’evolversi delle vicende di mercato. Non è raro che nascano nuovi modi di approcciare i problemi, più utili ed efficienti, così come non è raro che arrivino competitor che sono più performanti.
Con la sua tecnologia no fork, Polkadot previene questi problemi, perché può integrare rapidamente all’interno del suo network – e senza la necessità di hard fork – qualunque tipo di funzionalità o quasi.
Dal punto di vista finanziario ci sono anche dei contro su questo progetto. Contro che vanno attentamente valutati prima di investire su DOT.
DIFFUSIONE DEL PROGETTO: le magnifiche sorti e progressive di Polkadot… sembrano essere sotto gli occhi di tutti. Ma in un ambiente molto vivace come quello delle criptovalute, non è detto che tutti i progetti abbiano la stessa rilevanza per il futuro. Abbiamo già visto tecnologiche che sembravano essere il top finire nel cassonetto, sovrastate da nuove intuizioni. Noi, anche per la forza commerciale del managament di Polkadot e DOT, riteniamo che sia molto difficile che si verifichi questo.
Rimane tuttavia, se vogliamo, un problema potenziale del quale dobbiamo tenere conto in termini di rischi. Perché non tutte le ciambelle riescono poi col buco.
CINA: il coinvolgimento della Cina in termini di nodi è qualcosa di cui si è già parlato. Non ci esprimeremo nel dettaglio riguardo questo tipo di problemi per il progetto, dato che si tratterebbe di una posizione politica che non abbiamo intenzione di prendere. Chi è interessato ad una distribuzione equa anche sul piano geografico potrebbe però avere dei problemi. Al momento comunque molti dei DOT in circolazione sarebbero in salde mani cinesi.
NON È UNA RISERVA DI VALORE: e su questo nessuno riuscirà a farci cambiare idea. C’è pochissimo da dire a riguardo: ad oggi DOT non può essere considerato come oro digitale. Il suo valore è intimamente legato a quello della funzionalità del progetto. Chi cerca beni digitali solidi sui quali conservare un po’ della sua ricchezza, farebbe sicuramente bene a guardare altrove.
Polkadot è uno dei progetti più interessanti del momento ed è ormai oltre la fase meteora. È un progetto che si è affermato e che oggi ha un ruolo centrale nell’ecosistema delle criptovalute. Anche le previsioni su DOT sono molto interessanti e prevedono dei rialzi importanti per il medio e lungo periodo, cosa che sicuramente incontrerà i favori di chi guarda a DOT con gli occhi dell’investitore.
Polkadot è uno dei progetti più seri, concreti e utili al mondo delle criptovalute e almeno ad avviso della nostra redazione, non potrà che crescere nel futuro.
Anche le preoccupazioni, che pure abbiamo evidenziato all’interno della nostra guida, sulla concorrenza lasciano un po’ il tempo che trovano. Il progetto è così integrato, duttile e capace di rinnovarsi che sarà in grado di resistere anche ad eventuali scossoni provenienti dal mondo, estremamente vivace, della blockchain.
Oggi puntare su Polkadot è una scelta intelligente, che anche progetti di grande caratura non sono assolutamente in grado di offrire. Secondo noi – e lo diciamo mettendoci come sempre la faccia – un prodotto che varrebbe la pena di seguire, anche nel caso in cui non dovessimo grande interesse nelle criptovalute di nuova generazione.
DOT, perché del token vogliamo parlare in conclusione di questo approfondimento, è il token cruciale di uno dei più solidi progetti nel comparto delle criptovalute. Tuttavia ci sono, nonostante tutti ne apprezzino le potenzialità, dei rischi che vanno sempre calcolati.
Questo è un fatto assolutamente ineludibile all’interno del mondo delle criptovalute – e che invitiamo i nostri lettori a tenere ben presente anche quando si parla di progetti sui quali davvero in pochi hanno da ridire.
Con l’equidistanza che da sempre caratterizza la redazione di Criptovaluta.it, pensiamo di aver offerto sia i lati positivi che i lati negativi di DOT e della sua chain di riferimento. Offrendo anche una spiegazione, per quanto possibile comprensibile, di come funzioni il progetto.